I risparmi, le banche
e l’attuale regime monetario
Giovanna Canzano
intervista
NINO GALLONI
04/03/2011
Nino Galloni, economista, ha recentemente pubblicato un libro provocatorio
dal titolo che è tutto un programma: “Prendi i tuoi soldi e scappa?”
ci ha rilasciato una interessante intervista, dove ci dice che, molto probabilmente
è l’euro a scappare via da noi
CANZANO - Prendi i tuoi soldi e scappa: fa veramente tanta paura questa crisi economica?
NINO GALLONI - Più che una crisi che perdura preferirei parlare di “sindrome” per significare che questo tipo di modello unico dell’economia internazionale sta semplicemente collassando.
CANZANO - Nascondiamo i nostri soldi sotto il materasso come dice l’economista Eugenio Benetazzo, oppure “scappiamo” dall’euro?
NINO GALLONI - Credo più probabile che sia l’euro a scappare da noi: perché la politica monetaria europea è gestita in modo di trattare l’euro come se fosse oro, rendendolo esageratamente ed artificiosamente troppo scarso nelle nostre tasche; perché non si fa abbastanza per separare le attività speculative delle banche da una sana gestione del credito finalizzato allo sviluppo.
CANZANO - Perché l’economista Paolo Savona propone il contrario?
NINO GALLONI - Anzi Savona ha lanciato una provocazione sensata dicendo che sarebbe meglio uscirne credo che la finalità sia stata quella di sondare e contare il “partito” dei non-euro!
CANZANO - Cosa fanno i governi europei per uscire dalla crisi?
NINO GALLONI - Niente.
Più che parlare di crisi assistiamo ad un sistema produttivo che non regge più, infatti, l’economia ci costringe a produrre più ‘oggetti’ di quelli che in effetti abbiamo bisogno per le nostre esigenze?
Si tratta di due problematiche diverse. Oggi le tecnologie disponibili, se ben utilizzate, consentirebbero a tutta l’umanità di campare benone, ma ci sono interessi dei poteri finanziari che temono i cambiamenti nei rapporti di forza e la crescita della consapevolezza degli esseri umani. Per questo si
inventano analisi e teorie che servono solo a giustificare la penuria di mezzi destinabili allo sviluppo, lo spauracchio delle crisi ambientali (che si aggravano proprio per la mancanza e non per l’eccesso di sviluppo e progresso) e quello della sovrappopolazione, un concetto che ha senso solo in riferimento alle capacità produttive, non in astratto: senza tecnologie, ad esempio, su dieci km quadrati potrà sopravvivere solo una ventina di individui, viceversa con le attuali tecnologie tutto appare diverso e più governabile…
CANZANO - Agli inizi degli anni ‘70 e ‘80 l’Italia aveva una valenza per quando riguarda la tecnologia politica industriale e produzione manifatturiera per cui sarebbe stata meglio una scelta diversa da quella che ci ha portato all’euro?
NINO GALLONI - Certo! Negli anni ’50, ’60, ’70 si credeva in un modello “misto” dove il massimo sostenibile di libertà di impresa non impediva allo Stato di possedere partecipazioni industriali all’avanguardia; poi si è deciso di svendere tutto con danno strategico, occupazionale e sociale e grandi vantaggi solo per pochi.
CANZANO - In Sudamerica come è ripartita l’economia?
NINO GALLONI - Con la sinergia tra ripresa dello Stato Nazionale e monete complementari che consentissero di controllare la recuperata sovranità monetaria senza sacrificare lo sviluppo interno/locale
CANZANO - La moneta complementare che ruolo potrebbe avere in questa crisi economica?
NINO GALLONI - Notevole, soprattutto per l’economia tradizionale che andrebbe ri-territorializzata; ma per il resto –comparti innovativi, nicchie e prodotti di avanguardia – occorrerebbero un euro moneta e non oro, un dollaro per lo sviluppo e non per le guerre, un accordo internazionale – soprattutto con la Cina – per una valuta creditizia internazionale che sterilizzi e neutralizzi l’ingente presenza di titoli tossici e speculativi pericolosamente sospesi.
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