In quale rapporto stanno tra di loro
gli USA e Israele?
Giovanna Canzano
intervista
di Giovanni Petrosillo
15/09/2007
Oggi è divenuto difficile, per il popolo di Palestina, persino poter pensare di edificare
il proprio Stato nell’ambito dei confini sanciti nel ’67, in quanto è lapalissiano
che il governo israeliano, forte dell’appoggio “tattico” statunitense, stia tentando d
i mettere fine, una volta per tutte, alle legittime rivendicazioni per la definizione di un’entità statale indipendente della Palestina. (Giovanni Petrosillo)
CANZANO - In quale rapporto stanno tra di loro gli USA e Israele?
PETROSILLO - Innanzitutto, posto di fronte a questa domanda voglio subito sgombrare il campo dalla dietrologia, perché oggi se ne fa ancora troppa. Sicuramente, tra il governo israeliano e quello americano esiste una convergenza d’interessi sulla situazione mediorientale ma per ragioni dirimenti che tendono transeuntemente, in questa lunga fase storica, a coincidere (oggi, purtroppo, più che in passato). Gli americani hanno tutto l’interesse ad avere un bastione filo-occidentale in medio-oriente che accentui l’instabilità politica di tutta l’area, questo sia per ragioni geostrategiche che per interessi economici. Si badi bene che ho posto la geopolitica di potenza statunitense prima degli interessi finanziari perché la sequenza “temporale” dei fenomeni, così come spesso li affrontiamo, si presenta invertita rispetto a quella “logica”. Mi spiego meglio. Il denaro è sempre lo strumento che permette l’approntamento di strategie di dominanza vieppiù aggressive e/o tese al consolidamento delle posizioni già acquisite, ma la causa che muove gli interessi economici è il potere (politico e militare) inteso come tentativo di allargare la propria sfera d’influenza. Caratteristica precipua del Capitalismo è proprio il fatto che il conflitto eminentemente politico (tipico dei modi di produzione precedenti) tra dominanti finisce per incunearsi nella sfera economica e qui viene ad assumere una nuova forma “specie-specifica”, quella del denaro. Ma il denaro è strumento che serve “per” il conflitto(interdominanti) e non è mai fine “del” conflitto. Ma torniamo alla domanda. Per gli israeliani l’obiettivo è quello di sempre, rompere l’accerchiamento arabo che si è “servito” della questione palestinese (delle sventure del popolo di Palestina) per rendere precaria l’esistenza di un Stato non-arabo nell’area mediorientale. Certo questo accerchiamento ha origini lontane poiché questi paesi si sono visti imporre, dopo la seconda guerra mondiale, la presenza di un altro Stato che non ha mai manifestato la volontà di conservare buone relazioni di “vicinato”. Inoltre, su quelle terre ci abitavano da secoli i palestinesi. In realtà bisogna comprendere proprio questo, che nessuno ha mai avuto intenzione di aiutare il popolo palestinese, né gli arabi né gli israeliani. Questi sono stati maltrattati in tutti i paesi dove si sono rifugiati dopo l’inizio dei vari conflitti (sia tra arabi e israeliani e che tra gruppi di resistenza palestinese ed esercito israeliano); i palestinesi sono stati stretti, tanto per intenderci, tra falsi fratelli e nemici dichiarati. Oggi è divenuto difficile, per il popolo di Palestina, persino poter pensare di edificare il proprio Stato nell’ambito dei confini sanciti nel ’67, in quanto è lapalissiano che il governo israeliano, forte dell’appoggio “tattico” statunitense, stia tentando di mettere fine, una volta per tutte, alle legittime rivendicazioni per la definizione di un’entità statale indipendente della Palestina. Rimarco nuovamente l’accento tattico dell’alleanza Usa-Israele perché sono convinto che la politica americana cambierà presto di strategia, a causa dell’impantanamento della situazione in Medio-Oriente e dell’inizio di una fase di più acuto policentrismo che impegnerà il governo USA (quello che verrà e che probabilmente avrà un Presidente Democratico) in manovre più consolidative degli spazi attualmente conquistati (a fronte di situazioni sfuggite di mano come in America Latina, ma, soprattutto, al fine di fronteggiare paesi di rinnovata forza geopolitica come Russia e Cina). E’ questa, difatti, una legge “storica imperiale”, non si può pensare di allargare i propri confini all’infinito senza mai “puntellarli”. Quando questo accadrà gli Israeliani potrebbero essere “scaricati” dagli americani e trovarsi ad affrontare, in solitudine, un caos che hanno alimentato con azioni militari criminali. Non ho altre parole per definire il Governo Israeliano, un governo criminale che ha goduto di una immensa impunità grazie all’appoggio statunitense (ed europeo). Non voglio nemmeno mettere in dubbio che negli Usa agiscano potenti lobbies ebraiche che spostano voti e denari e che possono così influenzare le politiche del governo; ma da qui a dire (come si è soliti fare in certi ambienti che vogliono vedere il grande satana dietro ogni questione) che alle spalle del governo USA c’è un complotto giudaico-massonico ci passa il solito dietrologismo comico di chi non ha strumenti teorico-analitici per comprendere la realtà. Anche perché, così dicendo, si finisce per assolvere la potenza attualmente dominante, quella che, in ossequio alla sua volontà di tenere sotto scacco l’intero pianeta, sta scatenando guerre in ogni parte del globo, ottenendo l’appoggio delle istituzioni internazionali ormai completamente succubi ed ubriacate ideologicamente dalla “panzana del secolo”, la “Guerra Mondiale al Terrore Islamico” (GMTI). Sono convinto che se il governo USA si ritirasse domani mattina da tutti i paesi dove cerca di imporre il suo controllo politico-militare con la scusa della presenza di Al Quaida, il GMTI verrebbe derubricato a guerreggiamento interno ad alcuni singoli paesi o, al più, ad aree ristrette dove questi problemi già esistevano in passato, anche se con accenti religiosi sicuramente inferiori. Altro che lotta tra civiltà! In questi paesi, dove i meccanismi democratici non sono attecchiti o sono ancora molto deboli, l’eliminazione fisica dell’avversario (con annesse strategie del terrore e della tensione) resta fondamentale per scalare il potere politico; da noi, invece, (e questo vale ovviamente per tutto l’Occidente cosiddetto democratico), la lotta strategica interdominanti si esprime sotto forma di conflitti politico-finanziari (sia all’interno della nazione che tra nazioni). Altra faccenda è quella dei rapporti tra quest’area “a capitalismo democratico avanzato” e le altre esterne alla “democrazia”. Nei confronti di quest’ultime aree c’è un’alternanza nell’uso dei mezzi di dissuasione-coercizione-dominio da parte delle “classi egemoniche dominanti” (Usa ed Ue, in subordine alla prime). Questi mezzi possono essere sia di tipo militare (Iraq, Afghanistan, ecc.) sia più diplomatici (Cina, Russia),o ancora, violenti e diplomatici al contempo. Il fine è sempre lo stesso, il controllo delle sfere d’influenza e la conquista di spazi di maggiore egemonia.
CANZANO - Come mai in USA il cattolicesimo non è tanto diffuso come lo è invece nel sud delle Americhe?
PETROSILLO - Questa domanda richiederebbe una lunghissima risposta data la letteratura sull’argomento. Faccio però alcune premesse importanti sulla religione al fine di chiarire la mia posizione, evitando così di banalizzare la mia risposta. Innanzitutto, sono d’accordo col filosofo torinese Costanzo Preve per cui spesso gli atei, in generale, e i marxisti, in particolare, hanno liquidato la Religione (e Dio) in maniera “irrazionale” descrivendola o come 1)una proiezione metafisica delle aspirazioni umane (Feuerbach) per cui è l’uomo che crea Dio e non viceversa, oppure (Marx) come una mera trasposizione spirituale di un’alienazione materiale, riproducente, nelle sfere celesti (a mo’ di giustificazione ideologica), la società gerarchica ed “alienata” del capitalismo, ai fini di un consolidamento “divino” di disuguaglianze nient’affatto “naturali”. In realtà, e qui ha ragione Preve, la religione ha una base pienamente “razionale” perché rappresenta il tentativo umano di sottrarre allo scorrimento temporale la propria finitudine, in maniera tale da fondare l’esistenza (e i valori), sia individuali che collettivi, su basi meno precarie. Tuttavia, è indubitabile (e qui Marx ha, invece, altrettanta ragione) che esiste una compenetrazione “contingente” tra fenomeno religioso e modo “prevalente” della ri/produzione sociale, per cui il primo viene piegato a supporto ideologico del secondo. Per quel che concerne la scarsa diffusione del cattolicesimo nell’America del Nord si può dire, in primis, che questa parte del continente fu colonizzata soprattutto dai cristiani provenienti dall’Inghilterra, dall’Olanda e da altri paesi calvinisti che portarono con sé la tradizione religiosa di appartenenza (i cattolici giunsero per la prima volta nel Nord America con i coloni francesi e spagnoli, lasciando poche impronte. Solo all’inizio dell’Ottocento arrivarono in maniera più corposa ed erano per lo più di nazionalità italiana, polacca ed irlandese ). Al contrario, invece, i paesi del sud America subirono maggiormente la colonizzazione e l’influenza delle potenze cattoliche europee. Quando l’America del Nord ha cominciato ad assumere i suoi tratti capitalistici, l’etica religiosa protestante si dimostrò la base migliore per sostenere lo “spirito del capitalismo”, cioè di quella mentalità volta al profitto, all’accumulazione (ma finalizzata all’investimento), e alla competizione che è propria del meccanismo di ri/produzione sociale capitalistico. Quello che voglio dire è che il protestantesimo si adattava meglio del cattolicesimo alla performatività individualistica del capitalismo, con il suo predicare un rapporto diretto tra Dio e l’Uomo e con la sua morale fortemente individualistica. Questa è una prima ragione per cui il protestantesimo diviene la religione ufficiale del capitalismo americano. Se a ciò vi aggiungiamo il fatto che per il cristianesimo della Riforma la ricchezza non è una vergogna ma è l’ennesima testimonianza della grazia di Dio che investe l’individuo, allora tutto”torna” perfettamente. Ciò non significa certo che il cattolicesimo sia rimasto immune allo spirito capitalistico (anzi!). Si può affermare che nel passaggio di consegne tra modi di ri/produzione sociale (dal feudalesimo al capitalismo) la versione cristiana protestante portava con sé elementi di più veloce “confluenza” nel nuovo mondo, a dominanza capitalistica, rispetto a quella cattolica. Ma, l’aspetto comune tra cattolicesimo e protestantesimo, da mettere in risalto oggi, è un altro. La religione svolge ormai un ruolo sociale secondario, in quanto non costituisce più il nucleo “caldo” della riproduzione sistemica come in passato (feudalesimo), quest’ultimo risiede ormai integralmente nei meccanismi della valorizzazione capitalistica. Che poi il capitalismo si serva di ogni contraddizione sociale per i propri fini di riproducibilità (ideologica) è tutt’altra faccenda. Ma per favore cerchiamo di non farci irretire troppo in questioni, indiscutibilmente “consistenti” (leggi: il conflitto religioso), ma che ci portano molto lontano dal cuore del vero problema: la comprensione dell'attuale formazione sociale capitalistica, sia in senso generale che in senso spaziale (mondo e nazione)
CANZANO - Mentre Clinton si impegnava a portare a termine il celebre processo di pace –che dura da più di mezzo secolo- è stato bruscamente bloccato dalla brutta storia accaduta con la Levinski, . Alcuni credono che la Levinski, lavorasse per il Mossad. Tutte le opere meschine del Mossad ruotano sempre intorno ad un solo scopo: fare in modo che non nasca Palestina di sorta.
PETROSILLO - La storia che mi hai indicato non mi sorprende affatto, del resto il ruolo dei servizi segreti, individuato un obiettivo strategico, è quello di raggiungerlo con qualsiasi mezzo necessario. Anche con lo scandalo sessuale. Tuttavia, non mi concentrerei molto sul fatto in sé che mi appare anche piuttosto ridicolo (per quanto le vie dei Servizi sono infinite…) ma l’inserirei nella più complessiva strategia del Mossad il quale ha ben altri modi di operare ed è capace di efferatezze che vanno molto oltre le prestazioni orali della Lewinsky, ammesso che quest’ultima abbia davvero qualcosa a che fare con i servizi segreti israeliani. Basta ascoltare un Cossiga qualunque per svelare come agiscono i Sevizi Segreti di tutto il mondo(Mossad compreso). Qualche tempo fa, il suddetto ex-presidente ha candidamente ammesso che il governo Moro fece pressioni sul tribunale che stava per giudicare alcuni terroristi palestinesi, (i quali avevano tentato di abbattere un aeromobile civile israeliano dell’El-Al e che per questo furono arrestati) affinché a quest’ultimi fosse concessa la libertà provvisoria. Appena rilasciati il Sid li prelevò e li riconsegnò ad Arafat. Naturalmente gli israeliani non la presero bene e, sempre secondo il racconto di Cossiga, reagirono facendo saltare in aria l’Argo. Kossiga aggiunge (e in questo caso la K ci sta proprio a pennello), parole sue virgolettate, “Pari e patta. Nella "guerra sporca" dei servizi si fa così!” Adesso, mentre i parenti delle vittime di queste “marachelle” (tali sembrano a sentire le parole dell’infausto Senatore a vita) sono ancora alla ricerca della verità e mentre la magistratura fa solo finta di fare il suo dovere quando si tratta di questioni di Stato o tra Stati (difatti,non mi pare che il suddetto Senatore abbia ricevuto avvisi di garanzia per quanto detto), i Servizi Segreti continuano ad agire nello stesso modo di sempre ma in un quadro internazionale profondamente mutato. Certo il Mossad è uno di quei servizi che incutono timore e rispetto perché funzionano alla perfezione, altrimenti non si permetterebbe loro di “scorazzare” anche in Italia. E questo è quello che fa pure la CIA quando rapisce persone residenti in Italia e li trasporta dove vuole con il beneplacito del nostro Stato. Non va nemmeno meglio negli altri paesi europei visto che dalla Germania sono partiti circa 200 voli segreti con i quali gli americani hanno trasportato a Guantanamo presunti terroristi di fede islamica. Pertanto è su questa argomento che focalizzerei piuttosto l’attenzione, cioè sulla sudditanza dell’Europa nei confronti degli USA, sudditanza che oggi comincia a costarci davvero troppo. Voglio infine ribadire una cosa. Mi pare che si stia accendendo una sorta d’isteria collettiva che porta a vedere nemici sionisti dietro ogni affare torbido. Quest’aspetto è del tutto speculare a quello della difesa ad oltranza dello Stato d’Israele, da parte delle classi dirigenti occidentali, qualsiasi nefandezza essi commettano. Non voglio fare della psicologia spicciola e, infatti, non sono tra quelli che pensano che sia il peso della colpa storica per non aver impedito l’olocausto, a far sì che oggi, da parte occidentale, si chiudano entrambi gli occhi sui metodi criminali attuati dai sionisti contro i palestinesi. Piuttosto sono convinto che la difesa ad oltranza d’Israele sia legata ad altri motivi, cioè ai progetti geopolitici statunitensi. Quest’ultimi hanno bisogno di uno Stato non mussulmano conficcato come una spina nel fianco nell’area medio-orientale, per meglio attuare il loro controllo su quella zona del mondo. Quando questa strategia geopolitica non darà più i suoi frutti gli israeliani saranno prontamente sacrificati. CANZANO - Peres , venuto a Roma, dichiara: "Con il governo Prodi è la stagione migliore mai vista nelle relazioni tra Italia ed Israele". Pacifici corregge: "Con Berlusconi sarebbe stato meglio". Perché sulla bilancia di Sion, il cuore di Berlusconi pesa più del cuore di Prodi e/o viceversa?
PETROSILLO – In questo caso credo che Peres abbia tristemente ragione e Pacifici pienamente torto. Occorre capire che per Israele non ha importanza né il cuore di Prodi ne quello di Berlusconi. Il fatto è che non sempre chi si spella le mani di più, in un gesto di asservimento parossistico, rende i servigi migliori al proprio “padrone”. Berlusconi è ciecamente alleato degli Usa (e conseguentemente d’Israele) e non lo nasconde affatto, anzi lo grida ai quattro venti. Il suo discorso al Congresso USA è stato un servizio di cortigianeria incondizionato che ha sollevato imbarazzo (e sogghigno) persino negli stessi politici americani. Questo tipo di atteggiamento non va assolutamente bene quando ci sono “grandi manovre” sotterranee che puntano a fare dell’Italia un docile alleato, alla stregua di un cortile di casa dislocato a migliaia di km dal proprio continente. Di fatti, la posizione geografica dell’Italia torna ad essere profondamente strategica per gli Usa, a causa della rinnovata politica di potenza messa in atto dalla Russia. Le basi americane, collocate nel nostro paese, ridivengono di fondamentale importanza per il governo americano che punta al loro allargamento anche in funzione dell’attivazione dello scudo spaziale. Si tratta di una priorità geopolitica per gli americani, il cui vero problema non è certo la Repubblica Islamica dell’Iran quanto piuttosto la rinnovata sovranità Russa ad est. Ancor di più, il vero “cuore caldo” del pianeta, in termini geopolitici, si trova tra Pakistan ed Afghanistan (oggi sotto controllo USA). Si tratta di aree fortemente instabili che gli Usa non possono permettersi di lasciare ad altri perchè costituiscono “bastioni avanzati” dai quali tenere sotto controllo Cina ed India. In questo momento, l’ambiguità della sinistra è molto più utile agli Usa perché dissimula un’autonomia nelle decisioni politiche, economiche, ecc. ecc. che, in realtà, non esiste affatto. Questa sinistra più volte si è finta in contrasto con gli interessi americani eppure ha continuato ad appoggiare, con uomini, mezzi e ri/finanziamenti, tutte le sue guerre criminali, dall’Iraq all’Afghanistan. E che dire delle scorribande finanziarie degli ultimi tempi, i cui fili sembrano saldamente tenuti in mano da una certa finanza d’oltreoceano? Abbiamo tutte le maggiori istituzioni del paese occupate da personaggi addestrati nelle merchant bank americane. Faccio due nomi per tutti, Draghi ex vice presidente Goldman Sachs sezione Europa e Romano Prodi, senior advisor della stessa banca. Ti pare che sia solo un caso questo? Altro che conflitto d’interessi di Berlusconi! Oggi gli americani controllano il nostro paese molto più che in passato e lo fanno grazie al sostegno di un governo di centro-sinistra. Tornando ad Israele, anche nei confronti di questo paese la sinistra gioca con la stessa ambiguità che serve solo a celare un pieno servilismo “di rimando”(in quanto Israele è protetto dagli USA). Per esempio, D’Alema e Prodi hanno prima abbozzato, con falsa benevolenza, aperture verso Hamas salvo fare marcia indietro appena ottenuto l’alibi che cercavano. Ovvero, “data la complessità della situazione spetta ai palestinesi fare emergere un interlocutore credibile ma per fare ciò dovranno prima sbarazzarsi dei terroristi e finché questo non avverrà noi non potremo fare nulla”. Ed ecco così foraggiata, ben bene, la plebe identitaria che, con rinnovato spirito progressista, può tornare a sollucherarsi della ragionevolezza di cui sono capaci i suoi leader democratici. Eppure ci si dimentica (e lo dimenticano soprattutto quei falsi progressisti che nell’essere di sinistra hanno trovato il loro placebo contro la rozzezza, o peggio ancora, contro il fantomatico pericolo fascista rappresentato da Berlusconi), che il popolo di Palestina aveva legittimamente scelto i propri rappresentati in Parlamento secondo tutti i crismi della democrazia elettorale. Quindi il governo di Hamas è l’unico autorizzato a stringere accordi per conto del suo popolo. Evidentemente tutto ciò per la sinistra così tanto civile e così tanto democratica non conta affatto.
CANZANO – E’ giusto che Israele si sia fatta giustizia da se con il caso Vnunu e con la stessa cattura ed esecuzione di Eichmann? Per il primo, di nazionalità israeliana, forse la competenza diretta poteva essere di Israele, ma per il secondo, giustiziato per crimini di guerra commessi in Germania vent’anno dopo Norimberga?
PETROSILLO - Innanzitutto non posso che dare onore a Vanunu il quale ha avuto il coraggio di dire la verità sui progetti nucleari d’Israele pagandone tutte le conseguenze. Il suo trattamento detentivo e il processo farsa al quale è stato sottoposto la dicono lunga sulla democrazia israeliana. Per quanto riguarda Eichmann dico solo che già il processo di Norimberga è stata una commedia colossale, una messa in scena ordita dai vincitori con un processo le cui sentenze erano state scritte ben prima che i giudici si pronunciassero. Figuriamoci cosa si può pensare di una condanna a morte comminata quasi vent’anni dopo quei fatti. Ciò, ovviamente, non giustifica le responsabilità dei gerarchi nazisti colpevoli del genocidio di milioni di persone. Sarebbe stato molto più dignitoso se li avessero fucilati appena catturati. Ma tale sceneggiata, voluta dagli alleati, aveva anche lo scopo di stendere un velo di dimenticanza sul lancio di due bombe atomiche da parte degli americani, a guerra praticamente conclusa, col solo obiettivo di dimostrare al mondo (ed all’URSS in particolare) qual’era la nuova potenza predominante. Oggi sembra che quelle bombe siano state il “cattivo frutto” di una fatalità metastorica che non ha colpevoli, anzi sembra che sia stato lo stesso destino a farle piovere dal cielo…
BIOBIBLIOGRAFIA Giovanni Petrosillo si è laureato a Bari in Scienze Politiche con una tesi sul movimento afroamericano e sulla storia delle Pantere Nere. E’ espero in Logistica dei Trasporti, ed ha curato un’analisi sulla Logistica in Basilicata disponibile on line. E’ il curatore del blog www.ripensaremarx.splinder.com e del sito www.ripensaremarx.it con i quali collabora l’economista veneto Gianfranco La Grassa. Suoi articoli sono apparsi su alcuni riviste di controinformazione italiane. Attualmente vive e lavora a Potenza.
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