martedì 7 marzo 2017

STEFANO VERNOLE

L'indipendenza del Kosovo e la spaccatura dell'Europa
Giovanna Canzano
intervista
Stefano Vernole
19/02/2008

 …“Non è un mistero che una guerra generalizzata nei
Balcani sarebbe gradita a Washington, perchè
destabilizzerebbe il rivale economico europeo e
metterebbe in crisi il progetto alternativo
all'oleodotto "Nabucco", quello russo del "South
Stream". Inoltre, le relazioni UE-Russia stanno
scendendo al minimo (boicottaggio osservatori OCSE
alle presidenziali russe) e viste le intenzioni
indipendentiste di Transnistria, Abkhazia ed Ossezia
del Sud, sono destinate a peggiorare”… (Stefano Vergole) 

CANZANO 1- Gli Stati Uniti, secondo una dichiarazione della Rice, riconoscono formalmente l'indipendenza del Kosovo, D'Alema ha dichiarato che riferirà alla camera mercoledì, e che l'Italia è pronta a riconoscere l'indipendenza, invece la Presidenza UE ha dichiarato che ogni stato è libero di decidere autonomamente, quali sono invece le conseguenze di tali decisioni? VERNOLE - Questa è giustamente la prima domanda, infatti la conseguenza più importante dell'indipendenza del Kosovo è proprio la spaccatura dell'Europa.
Per ora sono soltanto tre, Spagna, Romania e Cipro,
gli Stati che hanno escluso di poter riconoscere
l'entità kosovara, ma sono numerosi quelli che stanno
attendendo gli sviluppi della situazione e tra di essi
anche paesi molto importanti come l'Olanda, la Grecia
e il Portogallo.
Non escludo che se la prossima settimana la situazione
dovesse precipitare, pure nazioni come l'Italia
potrebbero fare un precipitoso dietro-front; in questo
momento i Serbi stanno scendendo in piazza ovunque,
dalla borghese Belgrado fino alla Vojvodina, dalla
Bosnia alle enclavi del Kosovo.
Per ora gli incidenti sono di poco rilievo ma la
situazione potrebbe precipitare da un momento
all'altro e allora l'Europa potrebbe sprofondare nel
dramma di un nuovo conflitto.
Non a caso, sono stati segnalati forti movimenti di
mezzi corazzati serbi vicino alla valle di Presevo, da
dove potrebbe partire un'ulteriore fiammata dei
separatisti albanesi e lo scatenamento del tanto
temuto "effetto domino" (Kosovska Mitrovica, Serbia
meridionale, Bosnia, Macedonia, Ciamuria, Sangiaccato,
Vojvodina).
Il progetto della "Grande Albania", secondo un
recentissimo sondaggio, è condiviso dal 90% del popolo
schipetaro e il fatto che durante le feste per la
proclamazione dell'indipendenza tutti abbiano
manifestato con la tradizionale bandiera albanese e
non con quella del neonato Stato del Kosovo, la dice
lunga sulle loro intenzioni. L'altra bandiera
maggiormente sventolata dai manifestanti è stata
quella degli Stati Uniti e l'area vicino a Presevo si
trova proprio di fianco al settore occupato dalle
truppe inglesi e americane, principali sponsor dell'ex
UCK. Non è un mistero che una guerra generalizzata nei
Balcani sarebbe gradita a Washington, perchè
destabilizzerebbe il rivale economico europeo e
metterebbe in crisi il progetto alternativo
all'oleodotto "Nabucco", quello russo del "South
Stream". Inoltre, le relazioni UE-Russia stanno
scendendo al minimo (boicottaggio osservatori OCSE
alle presidenziali russe) e viste le intenzioni
indipendentiste di Transnistria, Abkhazia ed Ossezia
del Sud, sono destinate a peggiorare. Il disegno
statunitense è volto a favorire una sorta di
spartizione delle zone d'influenza, consentendo al
Kosovo, alla Moldavia e alla Georgia (e possibilmente
anche all'Ucraina previa divisione del Paese) di
entrare nella NATO, mentre la Serbia e le regioni
separatiste del Caucaso e dell'Europa Orientale
(Transnistria) finirebbero nell'orbita militare russa.
Il progetto atlantista inasprirebbe ulteriormente i
rapporti Mosca-Bruxelles, a tutto vantaggio di
Washington e per questo motivo ancora il Cremlino non
ha concesso il riconoscimento diplomatico a queste
regioni, tuttavia bisogna sottolineare come l'Unione
Europea abbia pedissequamente seguito negli ultimi
anni la strategia della NATO (dove gli Stati Uniti
contano per il 90% e tutti i Paesi europei messi
insieme il 10% ...), perciò non vedo realisticamente
cos'altro potrebbe succedere. CANZANO 2- Con l'indipendenza del Kosovo non verrà violato il diritto internazione e in particolare la Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite?

VERNOLE - Sicuramente. La Risoluzione 1244 delle Nazioni
Unite garantiva la sovranità serba sul Kosovo e
Metohija, al punto che fino ad oggi il governo di
Belgrado ha continuato a pagare il debito estero della
Provincia. In ogni caso, in questi anni tale
Risoluzione era già stata violata, ovviamente sempre a
danno della Serbia; ad esempio era stato impedito che
un limitato contingente di truppe serbe potesse
rientrare in Kosovo per proteggere la propria
minoranza, anche dopo le numerose violenze alle quali
essa era stata sottoposta. Il diritto internazionale
ha subito una violazione irreparabile proprio a
partire dall'aggressione militare della NAT0 alla
Federazione Jugoslava nel 1999, quando ci si prese
gioco sia dell'ONU che dello stesso statuto
dell'Alleanza Atlantica. Oggi la situazione è ancora
più compromessa, al punto che l'Unione Europea non ha
avuto nemmeno il coraggio di adottare una posizione
comune sul riconoscimento del Kosovo e ha lasciato, in
maniera ridicola, libertà di scelta ad ogni singolo
Stato membro. Come possa adesso rivendicare una
"politica comune" nei Balcani e lanciare una missione
delicatissima in Kosovo appare un mistero. Senonchè,
anche questa missione denominata "Eulex" e capitanata
dall'olandese Pieter Feith, nasce senza l'avallo del
diritto internazionale, perchè scavalca concretamente
la Risoluzione 1244. Le conseguenze sono un freno del
processo di adesione della Serbia all'Unione Europea e
un ulteriore indebolimento della legittimità dell'ONU,
dove oltre alla Russia, grandi Stati come Cina,
Indonesia e Sudafrica sono contrari all'indipendenza
del Kosovo.

CANZANO 3- Questa dichiarazione darà veramente l'indipendenza al Kosovo o, dietro c'è un disegno già stabilito da altre nazioni che trasformerà la provincia serba in uno Stato fantoccio?
VERNOLE - Sono estremamente sigificative al proposito le
dichiarazioni del capo del governo serbo, Vojislav
Kostunica, che ha definito questa "indipendenza" la
creazione di uno "Stato fantoccio, amministrato dalla
NATO e funzionale agli interessi militari degli Stati
Uniti". Queste parole sono molto importanti, perchè
invece di rifarsi alla solita retorica
storico-culturale del nazionalismo serbo, Kostunica
individua i reali interessi geostrategici che stanno
alla base dell' "indipendenza del Kosovo". Sicuramente
gli studiosi dell'esoterismo e dei movimenti
tradizionalisti potrebbero ravvisare in quanto sta
succedendo un segno di quell' "inversione dei valori"
tanto magistralmente preannunciata da Nietzsche: nella
"Terra sacra" dei 1.200 Monasteri cristiano ortodossi,
simboli ancori vivi della spiritualità
medioevale-europea, viene affidato il potere formale
al riconosciuto capo di una banda di narcotrafficanti,
sostenuto dalla sinarchia mondialista. Rimane comunque
necessario concentrarsi sugli aspetti geopolitici
della crisi: sorveglianza dei percorsi degli oleodotti
petroliferi, destabilizzazione dell'Europa, importanza
geografica del Kosovo e Metohija quale snodo delle vie
di comunicazione strategiche verso il Mediterraneo, il
Caucaso e il Mar Nero, centralità della regione per lo
smercio dell'eroina proveniente dall'Afghanistan,
nuovo paradiso fiscale per il riciclaggio del denaro
"sporco".

CANZANO 4- L'"indipendenza" del Kosovo rischia di ricreare un artificiale "scontro di civiltà", contrapponendo cristiano-ortodossi serbi e musulmani albanesi?

VERNOLE - Il rischio oggettivamente c'è, perchè aldilà del
fatto che il nazionalismo albanese si caratterizzi più
per l'aspetto tribale che religioso (vedi espulsione
dei Gorani, gli slavi musulmani e dei Rom, ad opera
dell'UCK), le spinte esterne in questo senso sono
molteplici. I finanziamenti provenienti dall'Arabia
Saudita alla costruzione di nuove moschee in Kosovo e
Metohija, potrebbero presto congiungersi alle spinte
dei gruppi wahabiti provenienti dalla Bosnia e che
trovano nel Sangiaccato serbo uno sbocco naturale. Il
fatto che la Turchia abbia riconosciuto l'
indipendenza di Pristina subito dopo gli Stati Uniti e
praticamente insieme all'Albania, lascia presupporre
che gli strateghi dello "scontro di civiltà" vogliano
riproporre questo scenario anche in Kosovo, dividendo
ulteriormente le varie fazioni. Washington, che in
passato aveva già fatto balenare il progetto della
"dorsale islamica", potrebbe ora rispolverare questa
carta per mascherare il suo ruolo fondamentale. Quella
parte della Chiesa Serbo-Ortodossa, che con il mito
delle infiltrazioni "qaediste" e "bin-ladeniane" in
Kosovo aveva creduto di potersi attirare le simpatie
dell'Occidente, deve assumersi una pesante
responsabilità' e additare i reali colpevoli dello
scippo avvenuto. In questo scenario, si spera che sia
il Partito del premier Kostunica che quello del
Radicale Nikolic, continuino nella loro visione, che
si opppone allo scontro religioso. Tuttavia, è
necessario che anche dall'altra parte, i Musulmani in
buona fede inizino a prendere atto della manipolazione
subita durante le guerre jugoslave e si rivolgano
verso il comune nemico dei popoli europei. Tanto per
essere chiari, coloro che continuano a sventolare
bandiere americane, dovrebbero rendersi conto che nel
1999 i bombardamenti statunitensi sul Kosovo e
Metohija furono molto più intensi sulla zona popolata
da Albanesi. Uno dei primi effetti dell'uranio
impoverito è infatti la sterilità e obiettivo della
NATO era frenare la forte prolificità dell'etnia
albanese, allo scopo di controllare meglio il Kosovo
... Altro che indipendenza! 
CANZANO 5- Quanto sono motivati gli Stati Uniti in questo disegno per poter espandere la NATO ad Est?

VERNOLE - Il protettorato sul Kosovo, il nuovo ruolo della
NATO quale strumento di polizia del Nuovo Ordine
Mondiale e il dispiegamento dello scudo antimissile in
Europa Orientale, sono tutti funzionali al disegno
strategico statunitense: impedire il riemergere di un
forte rivale nella regione eurasiatica. Il Kosovo
rappresenta un importante retrovia logistico per le
azioni nordamericane in Medio Oriente e non a caso
vicino ad Urosevac gli Stati Uniti hanno costruito con
Camp Bondstell la loro più grande base militare
europea. L'umiliazione della Serbia costituisce
naturalmente un avvertimento alla Russia e alla sua
politica multipolare di amicizia con Cina ed India.
L'allargamento della NATO sempre più verso Est serve
sia ad ostacolare la commercializzazione del petrolio
russo in Europa che a frapporre un ostacolo
insormontabile ai rapporti di buon vicinato tra Mosca
e Bruxelles. Non è un caso che gli Stati Uniti si
siano sempre dichiarati indisponibili a far entrare
Mosca nell'Alleanza Atlantica, un ingresso della
Russia manderebbe in frantumi la loro egemonia nella
NATO e ne stravolgerebbe i fini. Il progetto dello
scudo antimissile è stato concepito senza neanche
consultare Mosca in seno al Consiglio congiunto
NATO-Russia, le spese militari degli Stati Uniti
continuano con stanziamenti di bilancio senza paragone
in nessun' altra nazione. In questo senso, essi sono
certamente motivati a continuare la politica di
espansione atlantica, a patto di mantenerne il
controllo.

CANZANO 6- Può uno statuto speciale garantire alla provincia serba una forte autonomia e l'integrazionein Europa?

VERNOLE - Sicuramente accogliere le proposte di Belgrado
volte a conferire il massimo di autonomia alla
provincia del Kosovo e Metohija avrebbe potuto
risolvere la questione, che ora al contrario rischia
di scoperchiare "il vaso di Pandora". Ovviamente non
si è cercato minimamente di andare in questa
direzione, perchè tutti i principali protagonisti di
questa vicenda hanno giocato verso il precipitare
della crisi. Con uno statuto speciale, il Kosovo e
Metohija sarebbe potuto andare insieme alla Serbia
verso l'integrazione europea, mentre adesso entrambi
rischiano una caduta verso l'abisso. Se Belgrado
giocherà la carta delle sanzioni energetiche,
l'economia kosovara andrà incontro ad una recessione
terribile, mentre già la disoccupazione sfiora l'80%.
Le miniere di Trepca, che si trovano nella zona serba,
sono ferme da anni, la sola fonte d'introito è quella
derivante dai traffici della criminalità organizzata e
dagli aiuti della "Comunità internazionale", che però
dopo 8 anni di amministrazione si è caratterizzata
molto di più per i suoi scandali e le sue ruberie che
per le sue capacità di rilancio dell'economia. Le
privatizzazioni hanno dato vita ad una gara accanita
tra i vari gruppi multinazionali, che si appoggiano
sui clan mafiosi locali per il controllo delle
risorse. Al popolo non rimarranno che le briciole e un
forte risentimento che cercherà di essere sfruttato
dai boss in senso nazionalista. La spartizione
effettiva del Kosovo e Metohija, che si sarebbe potuta
realizzare in maniera pacifica, porterà invece a nuove
tensioni, come successo negli anni Novanta. Ma
quest'Europa, sorda e cieca, non vuole né sentire né
vedere e giustamente pagherà cara la propria
supponenza. 
BIBLIOGRAFIA 
Stefano Vernole, giornalista pubblicista, redattore di
"Eurasia" Rivista di studi geopolitici, coautore di
"La lotta per il Kosovo", Edizioni all'Insegna del
Veltro, Parma, 2007. Laureato in Storia contemporanea
con una tesi sulla questione palestinese, sta per
conseguire una seconda Laurea in "Analisi dei
conflitti, delle ideologie e della politica nel mondo
contemporaneo" con una tesi sul Kosovo e Metohija.

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