Giovanna Canzano
intervista
FRANCO CARDINI
1 Dicembre 2008
“E' evidente che il prof. Valvo ha diritto, come qualunque altro docente, alla sua libertà d'insegnamento. Tale libertà deve tuttavia intendersi come libertà d'interpretazione di fatti che siano acclarati o di formulazione di tesi e di ipotesi scientificamente
sostenibili. Insegnare cose false o errate, per un docente, non è libertà d'insegnamento:
sostenibili. Insegnare cose false o errate, per un docente, non è libertà d'insegnamento:
è tradimento del proprio còmpito, mancanza al proprio dovere,
insulto alla propria professione”. (Franco Cardini)
CANZANO 1– Il governo italiano, (governo Prodi) nel mese di gennaio del 2007, poco prima della ‘giornata della memoria’ dopo avere avuto il via libera dall´Unione delle comunità ebraiche italiane, era pronto a presentare il disegno di legge Mastella, che trasforma in reato la negazione della Shoah, oggi con la caduta del governo Prodi, e, l’uscita dalla vita politica dello stesso Mastella, c’è ancora qualche probabilità che un parlamentare può ripresentare un disegno di legge analogo?
CARDINI -. Spero di no, ma non mi stupirebbe. Ho stima per alcuni parlamentari tra quelli eletti con l'indecorosa legge che affida in pratica alle segreterie dei partiti la prerogativa ella designazione di senatori e deputati: ma in generale ritengo questo parlamento capace di tutto e di peggio.
CANZANO 2– Quasi duecento storici, tra cui c’è anche la sua firma, in un appello indirizzato al governo Prodi e al ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, avete chiesto che educare è meglio che proibire e che una soluzione basata sulla minaccia sembra particolarmente pericolosa, perché, trasformano i negazionisti in paladini della libertà di espressione, stabilendo una "verità di Stato" tipica dei regimi autoritari, accentuando l´idea dell´"unicità della Shoah", e ponendola di fatto al di fuori della storia, sarebbe disposta a firmare un altro appello simile in caso di un nuovo disegno di legge?
CARDINI – Sarei disposto a firmerei altri mille appelli simili e a mettere in atto qualunque iniziativa nello stesso senso, anche le più dure, con l'unico limite del rispetto delle leggi vigenti.
CANZANO 3– Il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con i rappresentanti della comunità ebraica ha dichiarato: "Sentiamo di dover denunciare un vuoto legislativo in materia di prevenzione e condanna di ciò che la rete telematica offre nel campo della xenofobia e del razzismo e contiamo sulla Sua sensibilità affinché si vigili nei tempi dovuti a colmare questa lacuna. Lo diciamo non solo per noi ebrei, ma a tutela di tutti coloro che nella "rete telematica" rischiano di essere catturati o deviati nelle loro menti da organizzazioni criminali”. Secondo Lei c’è un vuoto legislativo e, nella rete telematica ci sono organizzazioni criminali?
CARDINI – Non sono competente a rispondere. Se c'è un vuoto legislativo, credo che il dottor Pacifici - che l'ha segnalato – farebbe opera utile e meritoria scendendo in concreto e proponendo, ad esempio, uno schema di testo da adottare per colmarlo; se ci sono organizzazioni criminali nella rete telematica, chiunque s'imbatta in una di esse ha il
dovere di denunziarla. Se il dottor Pacifici ne ha riscontrate, avrà diritto alla nostra riconoscenza segnalandole con precisione.
dovere di denunziarla. Se il dottor Pacifici ne ha riscontrate, avrà diritto alla nostra riconoscenza segnalandole con precisione.
CANZANO 4– Caso prof. Roberto Valvo: Mercoledì 12 novembre il professore di storia dell´arte, nel corso del consiglio di classe della IV C, aveva negato davanti ai colleghi «l´effettiva esistenza della Shoah» e affermato che «gli ebrei non sono italiani». Il magistrato dovrà stabilire se il professor Valvo è perseguibile in base alle legge Mancino che punisce «con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull´odio razziale o etnico». Anche in Italia ci sono delle voci fuori dal coro, ma quanto può costare al prof. Valvo l’avere espresso una sua ‘libera’ opinione?
CARDINI – E' evidente che il prof. Valvo ha diritto, come qualunque altro docente, alla sua libertà d'insegnamento. Tale libertà deve tuttavia intendersi come libertà d'interpretazione di fatti che siano acclarati o di formulazione di tesi e di ipotesi scientificamente
sostenibili. Insegnare cose false o errate, per un docente, non è libertà d'insegnamento: è tradimento del proprio còmpito, mancanza al proprio dovere, insulto alla propria professione. Non conosco il tenore delle dichiarazioni del collega e quindi non posso giudicare: ritengo comunque non plausibile che si possa negare l'esistenza della Shoah
(restando legittimo il rilevare eventuali errori o inesattezze nella ricostruzione storica degli eventi che l'hanno caratterizzata o discutendo il carattere e il contenuto del termine che solitamente la qualifica, adducendo sempre e comunque le prove di quanto si afferma:
il che sarebbe un contributo scientifico, non un atto "negazionistico"). La negazione che gli ebrei siano italiani (si sta evidentemente parlando di cittadini italiani di religione ebraica) mi sembra fuori da qualunque logica istituzionale e stento a creder che un docente responsabile abbia affermato qualcosa di simile. Potrei pertanto giudicare le cose solo
dinanzi a una versione ufficiale delle parole proferite dal collega.
sostenibili. Insegnare cose false o errate, per un docente, non è libertà d'insegnamento: è tradimento del proprio còmpito, mancanza al proprio dovere, insulto alla propria professione. Non conosco il tenore delle dichiarazioni del collega e quindi non posso giudicare: ritengo comunque non plausibile che si possa negare l'esistenza della Shoah
(restando legittimo il rilevare eventuali errori o inesattezze nella ricostruzione storica degli eventi che l'hanno caratterizzata o discutendo il carattere e il contenuto del termine che solitamente la qualifica, adducendo sempre e comunque le prove di quanto si afferma:
il che sarebbe un contributo scientifico, non un atto "negazionistico"). La negazione che gli ebrei siano italiani (si sta evidentemente parlando di cittadini italiani di religione ebraica) mi sembra fuori da qualunque logica istituzionale e stento a creder che un docente responsabile abbia affermato qualcosa di simile. Potrei pertanto giudicare le cose solo
dinanzi a una versione ufficiale delle parole proferite dal collega.
CANZANO 5– L'11 e 12 dicembre 2006 si è svolta a Tehran la conferenza "Revisione dell'Olocausto: visione globale", con la partecipazione di oltre 60 negazionisti e revisionisti e 6 rabbini ultraortodossi noti soprattutto per le loro opinioni fortemente antisioniste, tra gli oratori il negazionista francese Robert Faurisson, e il direttore dell' Adelaide Institute (il centro australiano per il negazionismo) Frederik Töben. Con tutta la pubblicità che si fece intorno alla conferenza, ha fatto in qualche modo ‘riflettere’ sia gli studiosi che normali lettori sulla veridicità dell’olocausto?
CARDINI – Natura ideologica del sionismo e dimostrare che ebraismo e sionismo non sono la stessa cosa (il che spiega la presenza, in quella sede, di alcuni rabbini); secondo, sostenere (e, nelle intenzioni degli organizzatori della conferenza, addurne le prove) che
attorno alla tragedia della Shoah si sono costruiti dei falsi storici e si sono montate delle speculazioni al fine sia di ottenere vantaggi politici ed economici da parte di singoli, sia di elaborare una specie di ideologia intimidatoria servendosi della quale alcuni ambienti
sionisti intenderebbero rendere inoffensiva - screditandone e minacciandone gli eventuali sostenitori - qualunque critica alla classe politica dello stato d'Israele e ai suoi governanti. La seconda parte dell'assunto della conferenza di Teheran è sostanzialmente in linea con
le tesi espresse ad esempio da Nonrman G. Finkelstein nel libro "L'Industria dell'Olocausto" (Rizzoli), che ha sollevato molto scalpore ma che avrebbe dovuto essere invece discusso pacatamente. La mancanza di serena discussione mi sembra la cosa più grave in quest'ordine di problemi. Anche sulla conferenza di Teheran i nostri massmedia hanno
parlato prevalentemente in toni di censura o di condanna, ma non sono stati generosi d'informazioni circa la sostanza dei lavori e gli argomenti addotti dai convenuti. Tali argomenti probabilmente erano debili, labili e pretestuosi: ragione di più per farli conoscere per quel che sono. Altrimenti resta il diffuso sospetto che si sia voluto occultare qualcosa.
attorno alla tragedia della Shoah si sono costruiti dei falsi storici e si sono montate delle speculazioni al fine sia di ottenere vantaggi politici ed economici da parte di singoli, sia di elaborare una specie di ideologia intimidatoria servendosi della quale alcuni ambienti
sionisti intenderebbero rendere inoffensiva - screditandone e minacciandone gli eventuali sostenitori - qualunque critica alla classe politica dello stato d'Israele e ai suoi governanti. La seconda parte dell'assunto della conferenza di Teheran è sostanzialmente in linea con
le tesi espresse ad esempio da Nonrman G. Finkelstein nel libro "L'Industria dell'Olocausto" (Rizzoli), che ha sollevato molto scalpore ma che avrebbe dovuto essere invece discusso pacatamente. La mancanza di serena discussione mi sembra la cosa più grave in quest'ordine di problemi. Anche sulla conferenza di Teheran i nostri massmedia hanno
parlato prevalentemente in toni di censura o di condanna, ma non sono stati generosi d'informazioni circa la sostanza dei lavori e gli argomenti addotti dai convenuti. Tali argomenti probabilmente erano debili, labili e pretestuosi: ragione di più per farli conoscere per quel che sono. Altrimenti resta il diffuso sospetto che si sia voluto occultare qualcosa.
CANZANO 6– Massimo Teodori lo ha definito ‘parafascista’ parlando in un meeting romano quando Lei non era presente, come ha reagito a questa calunnia?
CARDINI – Conosco l'amico Massimo Teodori da un trentennio e so che è abbastanza incline a perder la pazienza: un difetto che io condivido purtroppo con lui. Abbiamo idee politiche molto diverse e abbiamo sovente polemizzato, il che dal mio punto di vista non ha mai intaccato né il rispetto, né l'amicizia. Dal momento che di quando in quando mi chiama in causa, ritengo che gli càpiti di leggere quello che io scrivo. Mi piacerebbe pertanto discutere con lui sugli elementi "di destra" che egli riscontra nelle mie posizioni, a parte certe facili etichette che mi vengono qua e là ancora attaccate sulla base di miei
giovanili trascorsi a proposito dei quali ho del resto in abbondanza scritto e meditato. Io sono politicamente parlando un uomo d'ordine, credo fermamente nello stato sociale, sono un cattolico tradizionalista; poiché associo a queste posizioni politiche e religiose una ferma
esigenza di giustizia sociale e di tutela dei soggetti più deboli della nostra società (che ormai è l'umanità intera), non mi offenderei davvero se qualcuno mi facesse osservare che tale unione di atteggiamenti politici "di destra" e di atteggiamenti socioeconomici "di sinistra" è
uno dei connotati storici - forse il più tipico - del fascismo. D'altronde, non si può fingere di non sapere che nella sua realtà storica concreta il fascismo ha spinto il suo statalismo e il suo centralismo d'origine giacobina fino al totalitarismo (per quanto credo che solo al nazismo e al comunismo stalinista spetti precipuamente l'epiteto di "totalitari"); che ha eretto la violenza e l'intimidazione a sistema di governo; che si è gravemente compromesso con il razzismo e l'antisemitismo. Ora, io non sono né uno statalista, né un centralista,
né un sostenitore della violenza politica, né un razzista, né un antisemita: e Teodori lo sa benissimo. Pertanto, il definirmi "parafascista" in una sede pubblica, e per giunta in mia assenza, riveste un contenuto chiaramente denigratorio ed è per giunta - il che mi dispiace particolarmente - un atto di viltà. Gli contesto con fraterna amicizia entrambi questi atteggiamenti, che non gli fanno onore. Ritengo che la parola in questione gli sia "scappata" di bocca, ma credo che se me ne chiedesse scusa farebbe il suo dovere segnerebbe un punto a favore della sua dignità e della sua correttezza.
giovanili trascorsi a proposito dei quali ho del resto in abbondanza scritto e meditato. Io sono politicamente parlando un uomo d'ordine, credo fermamente nello stato sociale, sono un cattolico tradizionalista; poiché associo a queste posizioni politiche e religiose una ferma
esigenza di giustizia sociale e di tutela dei soggetti più deboli della nostra società (che ormai è l'umanità intera), non mi offenderei davvero se qualcuno mi facesse osservare che tale unione di atteggiamenti politici "di destra" e di atteggiamenti socioeconomici "di sinistra" è
uno dei connotati storici - forse il più tipico - del fascismo. D'altronde, non si può fingere di non sapere che nella sua realtà storica concreta il fascismo ha spinto il suo statalismo e il suo centralismo d'origine giacobina fino al totalitarismo (per quanto credo che solo al nazismo e al comunismo stalinista spetti precipuamente l'epiteto di "totalitari"); che ha eretto la violenza e l'intimidazione a sistema di governo; che si è gravemente compromesso con il razzismo e l'antisemitismo. Ora, io non sono né uno statalista, né un centralista,
né un sostenitore della violenza politica, né un razzista, né un antisemita: e Teodori lo sa benissimo. Pertanto, il definirmi "parafascista" in una sede pubblica, e per giunta in mia assenza, riveste un contenuto chiaramente denigratorio ed è per giunta - il che mi dispiace particolarmente - un atto di viltà. Gli contesto con fraterna amicizia entrambi questi atteggiamenti, che non gli fanno onore. Ritengo che la parola in questione gli sia "scappata" di bocca, ma credo che se me ne chiedesse scusa farebbe il suo dovere segnerebbe un punto a favore della sua dignità e della sua correttezza.
BIOGRAFIA da wikipedia
Consegue la laurea in Lettere presso l'Università di Firenze nel 1966. Assistente ordinario alla cattedra di storia medievale e moderna della facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Firenze, poi professore incaricato di storia medievale nella stessa università e, nel 1985, professore associato e ordinario all'Università di Bari; ottiene nel 1989 la cattedra di Storia medievale a Firenze. Fa parte del Consiglio scientifico della Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino.
Il campo di studi principale di Cardini è quello della storia delle Crociate, affrontato con studi su scritti cristiani ed arabo-islamici. Cardini ritiene che le crociate non siano state uno scontro di civiltà o guerra di religione, ma un "pellegrinaggio armato" volto a mettere la Terra Santa sotto il controllo politico di singoli potentati cristiani. Tutto questo senza che vi fosse la percezione, da una parte come dall'altra, dell'esistenza di due schieramenti nettamente distinti in funzione delle divisioni religiose: cristiani e musulmani si sono combattuti ma si sono anche alleati a seconda delle convenienze contingenti.
In gioventù è stato iscritto al Movimento Sociale Italiano, poi alla Jeune Europe, il movimento transnazionale fondato da Jean Thiriart. È stato uno studioso di mistica fascista e del sincretismo islamico. Ha preso posizione contro le guerre in Afghanistan (iniziata 2001) e in Iraq (iniziata nel 2003) aderendo alla grande manifestazione unitaria del 13 dicembre 2003 promossa dal "campo antiimperialista".
Dal luglio 1994 allo stesso mese del 1996 è stato membro del consiglio d'amministrazione della RAI. È socio di numerose organizzazioni scientifiche italiane e straniere e ha ottenuto numerosi riconoscimenti per i suoi studi accademici. Dal 1997 è membro del comitato consultivo del Myfest di Cattolica. È stato direttore editoriale del mensile della Fondazione Federico II di Palermo,L'Euromediterraneo.
È stato presidente dell'Associazione culturale Identità Europea.
È stato presidente dell'Associazione culturale Identità Europea.
Nessun commento:
Posta un commento