martedì 27 febbraio 2018

CARLA CORSETTI ELEZIONI 2018


CARLA CORSETTI ELEZIONI 2018
Giovanna Canzano
intervista
Carla Corsetti
28 febbraio 2018

Potere al Popolo è la lista che la ‘ospita’ per questa tornata elettorale, lei è segretaria di ‘Democrazia Atea’, (www.democrazia-atea.it) una formazione politica che fa dell’ateismo il suo scopo primario, come è nata questa adesione?
Potere al Popolo è una lista che ha unito molti partiti di sinistra, tra i quali c’è Democrazia Atea. E’ assolutamente improprio definirla ospitalità, si tratta di una adesione politica su condivisione di programmi e di ideologie.  Chiariamo che Democrazia Atea non fa dell’ateismo, inteso come condizione personale del pensiero, un proprio obiettivo, anzi noi riteniamo che l’ateismo di stato sia un crimine contro l’umanità. Democrazia Atea vuole uno Stato Ateo all’interno del quale tutte le condizioni personali del pensiero devono trovare tutela, ma nessuna religione può inquinare la gestione della cosa pubblica. Nessuna religione può diventare religione di stato. In definitiva è la differenza tra democrazia e teocrazia. Noi siamo una Repubblica democratica e quindi  la religione deve rimanere fuori dalle istituzioni pubbliche.

Lei è atea, e, aderisce politicamente al pensiero di sinistra, ecco, la sinistra che sta perdendo un po’ la sua identità rivoluzionaria che l’ha caratterizzata per tutto il secolo scorso, con ‘Potere al Popolo’, vuole riappropriarsi della sua identità?
Essere atei è una condizione personale del pensiero che attiene alla propria sfera privata e individuale, non alla propria sfera politica. Essere atei, come essere credenti, non è una qualità politica. Il proprio ateismo, come la credenza, in una società evoluta dovrebbe rimanere preclusa alla conoscenza pubblica. Democrazia Atea aderisce al pensiero ideologico di sinistra che il Manifesto di Potere al Popolo richiama espressamente. Democrazia Atea ha una sua identità definita che, nell’adesione a Potere al Popolo, si rafforza nel pluralismo con le altre componenti di sinistra.

Questa campagna elettorale, dopo le manifestazioni delle piazze italiane di sabato scorso, ha di nuovo ripreso quella sua  e noiosa programmazione televisiva, dove tutti parlano in modo indipendente senza confronti.
In questa campagna elettorale, ad onor del vero, sto seguendo pochissimo la televisione. Abbiamo improntato una campagna elettorale con comizi, incontri sui luoghi di lavoro, dibattiti, confronti sul territorio e televisivi. E nel contempo vediamo ristoranti stracolmi di persone con candidati del PD, di Forza Italia e altre formazioni di destra, tutti impegnati ad offrire cene e a banchettare per far dimenticare i disastri dei quali sono stati responsabili entrambi nell’ultimo ventennio, a livello locale e a livello nazionale, convinti di vincere e che al banchetto pubblico si accomoderanno il 5 marzo. Abbiamo anche riscontrato che molti candidati del PD e della destra salviniana e berlusconiana disertano, a livello locale, i programmi televisivi, incapaci di un confronto diretto nel quale sarebbero inevitabilmente perdenti. 

Nel suo programma di partito, lei vuole l’abrogazione dei Patti Lateranensi e uno stato laico, pensa che in Italia sia possibile?
L’abrogazione dei Patti Lateranensi è stata la sola richiesta programmatica di Democrazia Atea, per il resto eravamo già in piena condivisione. Quando la Lista di Potere al Popolo ha accettato la nostra richiesta e ha inserito nel programma l’abrogazione dei Patti Lateranensi, abbiamo confermato la nostra adesione alla Lista.  Quanto alla fattibilità di questo punto programmatico, noi siamo convinti che sia perfettamente realizzabile e che anzi sia doveroso abrogare il Concordato e tutte le leggi collegate, foriere di privilegi ingiustificati nei confronti della casta clericale. Manteniamo nel lusso sfrenato una monarchia di soli maschi, proprietaria del 25% del patrimonio immobiliare italiano, mentre la popolazione è in sofferenza economica. Non ci sono coperture per piani di lavoro, coperture pensionistiche, sanità pubblica, ma per gli istituti religiosi che fanno capo al Vaticano, i soldi ci sono sempre. Senza trascurare gli oneri di urbanizzazione secondaria che gli ottomila comuni italiani elargiscono al clero ogni anno. 

Poter ‘mandare a casa’ (si usa molto ultimamente questa espressione) il vaticano dalla sua ingerenza nella politica italiana e di molti altri stati del mondo, sarebbe non solo la vittoria del suo partito, ma anche di tutta la popolazione sottomessa alla menzogna che ci propagano come verità ultraterrena, potrebbe realizzarsi?
Per depotenziare l’ingerenza vaticana basta chiudere il rubinetto del denaro, basta interrompere il flusso di denaro con il quale paghiamo la nostra schiavitù, come popolo e come individui, ad una monarchia extracomunitaria confinante, che continua a fare il bello e il cattivo tempo limitando la nostra sovranità nazionale. Se il Vaticano vuole continuare ad essere riferimento spirituale per le masse, secondo la Dichiarazione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali - che peraltro il Vaticano non ha nemmeno sottoscritto-  è nella libertà di farlo. Sono convinta, tuttavia, che se il clero dovesse farlo a spese proprie o a spese dei soli credenti, cambierebbe mestiere.

giovanna@giovannacanzano.it




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