GESU’: MITO O REALTA’
Giovanna Canzano
intervista
EMILIO SALSI
23.12.2014
Le prove concernenti l'ignoranza della rispettiva terra d'origine, da parte di un mai esistito Messia
ebreo e dei suoi immaginari apostoli, si leggono nell'VIII
studio del sito web "Vangeli e Storia".
Lì possiamo provare come gli esegeti cristiani, nel corso dei secoli sino ad oggi,
abbiano cercato di rimediare gli errori evangelici … inutilmente. (Emilio Salsi)
Canzano 1- Allora, secondo lei, Gesù e il Cristianesimo, sono un semplice mito?
SALSI - Secondo la Storia e l'archeologia: sì! Anche se nel XV libro degli scritti del più famoso storico dell’epoca, Cornelio Tacito, risulta testimoniato l'avvento del Messia (Cristo), e la strage dei Cristiani, seguaci di una "smodata superstizione", resi colpevoli da Nerone per avere incendiato Roma nel 64 d.C.
Ma il martirio dei Cristiani, attuato da Nerone, è un falso conclamato. Fu inventato, la prima volta, dagli amanuensi dell'Abbazia di Montecassino, nell'XI secolo, e manoscritto nel "Codex Laurentianus 68 II"
contenente gli "Annales" di Tacito, oltre un millennio dopo la morte del più grande storico della Roma imperiale.
Canzano 2- Come è possibile affermare con certezza che Nerone non abbia effettuato un simile eccidio?
SALSI - Le prove sono dirette e in misura tale che io stesso mi meraviglio come mai altri, ad iniziare dai docenti di "Storia del Cristianesimo" (è una materia didattica), non abbiano pubblicato le analisi dettagliate nei minimi particolari molto prima di me, pur essendo Professori vincolati dal dovere istituzionale che li obbliga ad insegnare ed informare gli studenti.
Solo per rendere l'idea, mi limito a richiamare alla memoria i dati più significativi che i docenti, pagati da noi tutti, avrebbero dovuto evidenziare ed approfondire.
- Nessun Cristiano, vissuto nel I secolo secondo la Storia Ecclesiastica dei discepoli di Gesù Cristo, ad iniziare dagli Apostoli ed Evangelisti, ha mai riferito dell'eccidio di una "ingens multitudo" (ingente moltitudine di Cristiani). Il dato è rapportato ad una metropoli di oltre un milione di abitanti, e sta ad indicare un numero elevatissimo di persone dedite a una smodata "superstitio" che "erumpebat": l'informazione è rafforzata oltremodo dalla frase in latino relativa una "superstizione che dilagava" a Roma.
Solo per rendere l'idea, mi limito a richiamare alla memoria i dati più significativi che i docenti, pagati da noi tutti, avrebbero dovuto evidenziare ed approfondire.
- Nessun Cristiano, vissuto nel I secolo secondo la Storia Ecclesiastica dei discepoli di Gesù Cristo, ad iniziare dagli Apostoli ed Evangelisti, ha mai riferito dell'eccidio di una "ingens multitudo" (ingente moltitudine di Cristiani). Il dato è rapportato ad una metropoli di oltre un milione di abitanti, e sta ad indicare un numero elevatissimo di persone dedite a una smodata "superstitio" che "erumpebat": l'informazione è rafforzata oltremodo dalla frase in latino relativa una "superstizione che dilagava" a Roma.
Ecco la lista dei famosi Cristiani, vissuti a partire dal primo secolo, durante il "Grande Martirio di Massa" e deceduti dopo di esso. Si tratta di eroi del "cristianesimo primitivo" che hanno rilasciato personalmente lettere, scritte a futura memoria, pertanto conservate fino ad oggi:
- san Luca, che ha scritto gli "Atti degli Apostoli" fino al 63 d.C., morì nel 93 d.C.; gli apostoli Pietro e Paolo morirono nel 68 d.C. (la Chiesa, consapevole della contraddizione, pone il punto interrogativo (?) alla data della loro fine) ma noi riportiamo i dati dei manoscritti redatti dagli amanuensi e datati prima del "Codex Laurentianus 68 II", confermano le datazioni che ho riferito.
Precisamente il "Codex 2Q Neoeboracensis" del IX o X secolo contenente "De Viris Illustribus" di san Girolamo, riporta la fine di san Pietro nel 68 d.C., prima del suicidio di Nerone, alla pari della fine di san Paolo.
- san Marco, loro discepolo, muore dopo Pietro e Paolo, mentre san Giovanni, il più longevo, muore nel 104 d.C. Entrambi hanno scritto i vangeli, e san Giovanni, in particolare, scrisse tre lettere, tutt'oggi pubblicate dal Clero, senza che egli sappia del martirio neroniano di Cristiani.
Precisamente il "Codex 2Q Neoeboracensis" del IX o X secolo contenente "De Viris Illustribus" di san Girolamo, riporta la fine di san Pietro nel 68 d.C., prima del suicidio di Nerone, alla pari della fine di san Paolo.
- san Marco, loro discepolo, muore dopo Pietro e Paolo, mentre san Giovanni, il più longevo, muore nel 104 d.C. Entrambi hanno scritto i vangeli, e san Giovanni, in particolare, scrisse tre lettere, tutt'oggi pubblicate dal Clero, senza che egli sappia del martirio neroniano di Cristiani.
Sino a tutto il primo millennio, fra decine di migliaia di Codici manoscritti, in nessuno si parla del martirio di Cristiani perpetrato da Nerone.
I Codici riportano la vita di tutti i Cristiani famosi, vissuti nei dieci secoli dopo l'Avvento di Gesù:
Ireneo di Lione, in "Contro le Eresie" riferì degli Apostoli e morì nel 202 d.C.; Tertulliano, morì nel 230 e, dopo aver scritto oltre 40 trattati sui màrtiri, nel suo "Apologeticum XVI" afferma di aver letto Tacito … ma non sa niente della carneficina di Nerone (il Codex di "Apologeticum" è antecedente di un secolo al "Laurentianus" degli Annales di Tacito;
Origene Adamanzio morì nel 254, il più grande bibliotecario di opere cristiane, anche lui ignora l'eccidio di Nerone; il Vescovo del IV secolo d.C., Eusebio di Cesarea, il più grande storico della Cristianità, anche lui ignora il martirio di massa neroniano; anche san Girolamo, lo storico continuatore di Eusebio, nel suo "Commentarium in Zachariam" (3,14) riferì di aver letto i 30 rotoli manoscritti di Tacito il cui titolo non era il generico "Annales" ma "Ab excessu Divi Augusti". Come già detto sopra, dalla lettura di tutti i lavori di Girolamo non risulta alcun riferimento ai màrtiri gesuiti crocefissi a Roma da Nerone a causa dell'incendio del 64.
Basta scorrere la lunga lista dei primi eroi, fondatori del cristianesimo primitivo, le cui vite furono riportate dallo stesso Girolamo in "De viris illustribus", per accertarsi che nessuno degli immaginari Apostoli ed evangelisti, come tutti i loro successori, abbia mai saputo del grande eccidio di Critiani risalente al 64 d.C. Questi sono i riferimenti sui quali determinare le prove circostanziate, riferite nel sito "Vangeli e Storia", che dimostrano la falsificazione del martirio dei Cristiani da parte di Nerone.
Canzano 3- Lei, da specialista in "Storia del Cristianesimo", come vede tutto questo ‘pasticcio’ di date storiche e contraddizioni che ritroviamo inseriti nei vangeli? Andando nei posti dove è ipoteticamente nato Gesù, ci troviamo davanti ad un panorama completamente diverso da come è descritto dai vangeli e, nonostante ricerche sull’archeologia biblica, gli studiosi cattolici, come mai non si sono ‘accorti’ delle differenze?
SALSI - Senza dubbio sì. Una volta consolidato il trionfo del Cattolicesimo con l'Editto di Tessalonica del 380 d.C., sin dagli inizi del V secolo, ormai sotto l'Impero Bizantino, una volta appropriatasi dei rotoli delle Biblioteche imperiali, la Chiesa ha iniziato a verificare la corrispondenza delle informazioni storiche e toponomastiche della "Terra Santa" ed ha scoperto una enormità di contraddizioni, tali, da dimostrare che sia gli Apostoli che gli Evangelisti non risultano essere Ebrei, quindi mai nati e vissuti "nella Terra del Signore".
Cito alcuni esempi:
Cito alcuni esempi:
- Gesù esorcizza i demòni di Gadara (Mc 5,1-13) e Gerasa (Lc 8,26-33) facendo precipitare da una rupe migliaia di maiali (scena ridicola) nel lago di Tiberade, al contrario le due città distano decine di km dal lago. Quando la Chiesa si accorse del grave errore, commesso dagli "evangelisti", nel XIII secolo tentò di scambiare la vera "Gerasa" con una inesistente (anche questa: sic!) città di "Gergesa";
- gli evangelisti narrano che Gesù fu battezzato nel Giordano (Mc 1,9 e Mt 3,13) e, secondo Giovanni (Codex Sinaiticus Gv 1,31), Gesù venne battezzato a Bethania, località limitrofa a Gerusalemme, ma distante 40 km dal fiume. Nel XIII secolo gli amanuensi di Dio si avvidero dell'errore e nel "Codex Monacensis Gr 314" fecero risultare "Bethabara" anziché "Bethania" (ma nel vangelo c'è sempre Bethania);
- tre apostoli di Gesù vengono fatti nascere a Bethsaida (Gv 1,43-44), ma l'evangelista Giovanni colloca questa città, in cui lui stesso era nato (vedi - Cathopedia: san Giovanni evangelista), in Galilea anziché nella Gaulanitide inferiore;
- l'apostolo Matteo, spacciato per ebreo purosangue, viene indicato come "Pubblicano" (appaltatore delle imposte destinate all'Imperatore Tiberio) con sede a Cafàrnao in Galilea ove, secondo Luca, risiedeva una centuria romana. Al contrario, i tributi dei Galilei venivano raccolti da Erode Antipa a Tiberiade, mentre le centurie romane costituivano le "Cohortes quingenariae", subordinate ad un Prefetto, e stanziate solo in Giudea e Samaria;
- Gesù fa un miracolo nella sinagoga di Cafàrnao, la quale, secondo Luca, venne costruita nel primo secolo da un Centurione (capo della centuria), in realtà fu realizzata da ebrei praticanti due secoli dopo la resurrezione di Cristo;
- oltre ad inventare la città di Nazaret, sempre per motivi ideologici specifici evidenziati con apposita analisi, gli scribi di Dio architettarono anche una finta città di Arimatea;
- la "moltiplicazione dei pani e dei pesci", secondo Luca, è indivuata in una località prossima a Cafàrnao, ad ovest del lago di Tiberiade; mentre, secondo Giovanni, il miracolo avvenne ad est del lago. E così via.
Le prove concernenti l'ignoranza della rispettiva terra d'origine, da parte di un mai esistito Messia ebreo e dei suoi immaginari apostoli, si leggono nell'VIII studio del sito web "Vangeli e Storia". Lì possiamo provare come gli esegeti cristiani, nel corso dei secoli sino ad oggi, abbiano cercato di rimediare gli errori evangelici … inutilmente. Al contrario, i tentativi hanno dimostrato la falsità del loro fine senza riuscire ad eliminare gli spropositi. Agli indottrinatori non resta che ricorrere alle "parabole" evitando letture comparate fra gli stessi vangeli. Sono dei professionisti che vivono sull'illusione della "vita eterna" … e obbligano tutti noi a mantenerli, atei compresi.
Canzano 4- Credere è un fatto di coscienza, ma, davanti al verdetto della scienza, e all’epoca della libera informazione, (computer) è possibile un futuro del cristianesimo? O ci troviamo davanti a futuri cambiamenti epocali?
SALSI - Non sono un "profeta" (i quali hanno preso "cantonate" una dopo l'altra) che possa presagire il futuro. Non mi pare che ci troviamo davanti a "cambiamenti epocali" perché, inevitabilmente, scienza e cultura procedono molto lentamente. E, nel caso specifico, coloro che dovrebbero diffondere cultura e storia, al contrario, fanno di tutto per nascondere le vicende autentiche di un passato che coinvolse i nostri antenati. Per approfondire la "Storia del Cristianesimo" bisogna conoscere la storia della Roma imperiale e degli uomini che ne ressero le sorti, unitamente al potere, delegato dai Cesari, che permise loro di tenere aggregato un Impero fondato sui pricipi augustei. Più che il superficiale nozionismo sulla nomenclatura degli Imperatori, prima è necessario assimilare quale fosse il cursus honorum che quegli uomini intrapresero attraverso le Magistrature … dopo basta leggere del "processo a Gesù" e "sorridere" … solo per usare un gabato eufemismo.
Emilio Salsi
Emilio Salsi, nato nel 1940, militare di carriera, una volta in quiescenza si è dedicato alla storia dell'Impero Romano. Dalla lettura delle opere di Giuseppe Flavio ha ricavato una serie di informazioni che gli hanno consentito di approfondire la Storia del Cristianesimo. Un insieme di dati, convalidati dalle scoperte archeologiche, dirompenti con le testimonianze riferite nei vangeli e nella "tradizionale" cronologia della "Storia Ecclesiastica". Lo studioso ha pubblicato le analisi critiche nel sito web "Vangeli e Storia", consultabile liberamente da chiunque intenda approfondire la conoscenza su questa tematica.
Nelle indagini, Salsi riporta che Giuseppe Flavio, nell'opera ‘La Guerra Giudaica’, riferì di una profezia, citata nelle Sacre Scritture, al punto di incitare gli Ebrei alla guerra del 66-70 d.C. Fu la convinzione, degli insorti Giudei, nell'avvento del Messia, inteso nel vaticinio come un"Dominatore del Mondo" capace di fare strage degli invasori; colpevoli, questi ultimi, di aver occupato la Terra Promessa: i Romani. Dopo l'olocausto giudaico, perpetrato da Vespasiano e suo figlio Tito, Giuseppe Flavio ravvisò nello stesso Vespasiano il "Dominatore del Mondo".
338.3275925
Giovanna Canzano - © - 2014
Questa è una bella e interessante intervista. Comunque Emilio Salsi parla anche e soprattutto (sia nel proprio sito internet "Vangeli e Storia" che nel proprio libro "Giovanni il Nazireo detto 'Gesù Cristo' e i suoi fratelli") di Giovanni di Gamala, il vero personaggio storico dell'epoca di Tiberio e Pilato vissuto al posto di un inesistente "Gesù di Nazaret".
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