mercoledì 10 febbraio 2016

FOIBE MARIA ANTONIETTA MAROCCHI

Maria Antonietta Marocchi

FOIBE 
MARIA ANTONIETTA MAROCCHI

                  
…“Da molti anni, la sottoscritta ha ricordato il fatto vero, 
che la Slovenia ha dichiarato di aver versato una forte somma, in una banca di Lussemburgo, ma dove sono questi soldi? L’Italia, li ha ritirato o no?  Che fine hanno fatto?” …  “come figlia di esuli di Capodistria che lasciarono i loro beni, per restare  italiani, da tanti anni, ho deciso, prima di dare un mio modesto contributo affinché la pagina di storia quasi taciuta nei testi scolastici dei nostri giovani, 
riguardante  i fatti accaduti nelle nostre terre meravigliose, venga conosciuta interamente, sia per  quanto riguarda la tragica fine dei nostri connazionali nelle foibe e sia per descrivere il triste esodo di 350mila esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.  Un contributo dato con il mio libro: 
Una vita italiana- dalle foibe alla   Ricostruzione
che dalla fine dell’anno 2000, ho presentato in molte aule Consiliari, in istituti 
scolastici e programmi televisivi. Sono stata infatti onorata, di essere chiamata,
 a raccontare la testimonianza della mia famiglia e la fine di un mio parente: 
che era poliziotto presso la Questura di Fiume ed è stato
 fucilato il 16 giugno 1945.” (Maria Antonietta Marocchi)

         8 Agosto 2009 

Canzano 1- Con l’istituzione del Giorno del Ricordo, le autorità non hanno ancora risolto molte questioni  che riguardano le foibe, come l’indennizzo dei beni che erano degli esuli, voi cosa chiedete?

MAROCCHI – Ci sono state molte Commissioni che in questi anni hanno studiato il caso che è veramente complesso. Molti anni fa, abbiamo ottenuto piccoli acconti, che sono veramente delle briciole rispetto al vero valore delle nostre proprietà con le quali sono stati pagati i danni di guerra a Tito per tutta l’Italia. Anche ultimamente è stata nominata un'altra Commissione e ancora una volta leggendo questa notizia alcuni esuli sperano che si arrivi a una definitiva decisione. Purtroppo, io non mi illudo, date l’esperienze precedenti. Ma vi rendete conto che attendiamo una soluzione definitiva da più di 60 anni?

Canzano 2- Lei, come figlia di esuli affronta questo problema non solo come studiosa, ma si sente coinvolta in prima persona nel chiedere che Le venga riconosciuto il diritto alla restituzione dei beni che erano dei suoi genitori come dichiarato da studiosi di diritto internazionale?

MAROCCHI – Sì, come figlia di esuli di Capodistria che lasciarono i loro beni, per restare  italiani, da tanti anni, ho deciso, prima di dare un mio modesto contributo affinché la pagina di storia quasi taciuta nei testi scolastici dei nostri giovani, riguardante  i fatti accaduti nelle nostre terre meravigliose, venga conosciuta interamente, sia per  quanto riguarda la tragica fine dei nostri connazionali nelle foibe e sia per descrivere il triste esodo di 350mila esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.  Un contributo dato con il mio libro: Una vita italiana- dalle foibe alla   Ricostruzione, che dalla fine dell’anno 2000, ho presentato in molte aule Consiliari, in istituti scolastici e programmi televisivi. Sono stata infatti onorata, di essere chiamata, a raccontare la testimonianza della mia famiglia e la fine di un mio parente: che era poliziotto presso la Questura di Fiume ed è stato fucilato il 16 giugno 1945.
 Poi dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo di questi fatti, per il 10 febbraio,
 finalmente  di  raccontano  i  fatti   gravissimi   accaduti,  ho pensato   sempre
 modestamente di cercare di  fare  qualcosa per ottenere  una giusta soluzione
 e definitiva per i beni che si può dire ci sono stati derubati!

Canzano 3- Lei si è rivolta agli Avvocati Carlo e Lorenzo Pietrolucci con sede a Roma per poter avere riconosciuto questo suo diritto?

MAROCCHI - Esatto, mi sono rivolta agli avvocati Carlo e Lorenzo Pietrolucci, nel maggio 2008.
Ho consegnato moltissima documentazione relativa a tutta la storia molto complessa riguardante i beni degli esuli dell’Istria di Fiume e della Dalmazia. 
Gli avocati dopo un attento studio e ricerche, hanno preparato a Novembre del  2008 un documento per una soluzione rapida per ottenere il pagamento dell’indennizzo per gli esuli giuliano-dalmati con un’azione giudiziaria.
E’ un’azione proposta contro lo Stato Italiano. Ciò che deve essere inizialmente richiesto è l’applicazione delle norme vigenti in materia di indennizzo ai cittadini ed alle imprese operanti nei territori ceduti alla ex-Jugoslavia, e già soggetti alla Sovranità Italiana.
Vi sono state diverse leggi al riguardo, fino all’ultima n. 137 del 29 marzo 2001, ma il problema sta nel fatto che tali norme non hanno mai trovato una reale e concreta applicazione, non essendo fino ad ora mai arrivati, non solo al pagamento integrale di quanto effettivamente dovuto agli esuli, ma neppure alla sua esatta quantificazione. Gli esuli hanno avuto solo miseri ed offensivi acconti.
Lo Stato Italiano è inadempiente a quanto lui stesso ha posto, firmando gli accordi ed i trattati che hanno imposto agli esuli di divenire tali e che ha ribadito con le successive Leggi nazionali.
Ci deve essere la conseguente condanna all’immediato pagamento in favore degli esuli con il risarcimento dei danni morali e materiali per il lunghissimo ritardo posto in essere dalla Pubblica Amministrazione.
Quindi, mentre gli esuli riusciranno ad ottenere finalmente dalla Stato Italiano quanto attendono da oltre 60 anni,  lo Stato Italiano può ottenere a sua volta quanto a lui dovuto  dagli Stati in questione.
Verrà notificato il tutto dinnanzi al Foro di Roma, (nel 2009) per conto mio e dei miei fratelli, eredi di nostra madre, esule di Capodistra.

Canzano 4- In ambito di diritto internazionale esiste una relazione scritta da 4 studiosi, tra i quali il  prof. Maresca, lei ne è al corrente?

MAROCCHI - Certamente, è stata scritta il 6 ottobre 2002, e dopo breve periodo mi è stata consegnata dall’On. Roberto Menia in un convegno presso la sala stampa della Camera dei Deputati, alla presenza tra gli altri, dell’On. De Michelis e dell’On. Sgarbi.
In questa relazione, vi sono scritti tutti i trattati firmati dall’Italia e i motivi con i quali gli Esuli, hanno il diritto ad avere un definitivo indennizzo per i loro beni, e le azioni che il governo italiano può intraprendere in relazione
 alle trattative con Slovenia e Croazia circa i beni sottratti a cittadini italiani nei territori ceduti.

Canzano 5- Il prof. Maurizo Maresca che insegna presso l’Università di Udine, alla Facoltà di Giurisprudenza, nel corso di Diritto Internazione Privato ha simulato come la Corte di Giustizia delle Comunità Europee avrebbe risolto in un udienza pubblica, un caso di restituzione di beni abbandonati da un esule?

MAROCCHI - Sì. Come riportato sulla Voce del Popolo di domenica 17 maggio 2009, da Rosanna Turcinovich, il procedimento riguarda un cittadino italiano, esule, che si è rivolto al Tribunale di Lubiana dopo aver saputo che la sua casa nazionalizzata dalla Jugoslavia, ora veniva venduta al Console della Slovenia a Trieste.
In questa simulazione, il proprietario, pertanto chiede, coinvolgendo il Tribunale di Trieste, che si affermi il suo diritto di proprietà ai sensi del primo protocollo della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà Fondamentali del 1950. Chiede alla Repubblica di Slovenia anche il risarcimento del danno per il mancato utile per l’esercizio delle proprietà dal 1948 ad oggi.
La  Corte  europea,  nella  sua risposta apre la possibilità  ad una soluzione del 
Contenzioso accettando come legittimo in questo caso il principio di conformità proposto dagli attori, vale a dire dagli avvocati incaricati dal richiedente.
“E’ giusto  in  questo caso invocare  il diritto di proprietà – sostiene  la Corte – 
e conferma la competenza del giudice italiano in una controversia nei confronti della Repubblica di Slovenia che risulti connessa ad una causa avviata nei confronti di un soggetto domiciliato in Italia”.
Nel caso specifico riguardante il bene di un esule, sono stati analizzati tutti i trattati  Internazionali che sono alla base del contenzioso, ma non sono stati tralasciati neanche decisioni bilaterali, dibattiti e studi condotti sulla materia. Gli “avvocati” si sono richiamati al principio di non discriminazione nei confronti di altri cittadini europei, la necessità di un intervento del governo italiano in materia, l’impegno diretto della Slovenia sul contenzioso, anche in termini di risarcimento danni con decorrenza 2004, vale a dire dalla sua entrata nell’U.E. la Slovenia, rappresentata da due avvocati, afferma con forza di avere già assolto il suo debito depositando quanto dovuto all’Italia sulla base degli accordi internazionali, presso una banca europea.
Ognuno in questa simulazione, ha potuto proporre le proprie tesi, salvo arrivare ad una soluzione.

Da molti anni, la sottoscritta ha ricordato il fatto vero, che la Slovenia ha dichiarato di aver versato una forte somma, in una banca di Lussemburgo, ma dove sono questi soldi? L’Italia, li ha ritirato o no?  Che fine hanno fatto?     

Canzano 6- Lei che conosce l’On. Roberta Angelilli, parlamentare Europea, ha avuto modo di parlarle a riguardo degli indennizzi e cosa si sta facendo presso il Parlamento Europeo?

MAROCCHI - L’On. Angelillli, ha più volte presentato interrogazioni al parlamento Europeo.
Riporto quanto richiesto in  quella presentata il 6.11.2003, dopo che ero stata a parlarle presso il suo ufficio di Roma.
Si interroga la Commissione, dopo aver elencato gli Accordi di Osimo del 1975 e quello di Roma del 1983, per sapere:
    1 - se tali Accordi non risultano contrari agli art.44 per.2e; 49; 56 del Trattato CE;
    2 - se tali Accordi non risultano contrari all’Art. 5 del Trattato UE che richiama espressamente la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in particolare l’Art. 14 della suddetta Convenzione;
    3 -  se tali Accordi non risultano contrari agli art. 17 e 19 della Carta              dei diritti fondamentali dell’uomo. 
A questa interrogazione, Verheugen, a nome della Commissione, aveva risposto: “Gli accordi conclusi tra l’Italia e la Jugoslavia nel 1875 e nel 1983 sono accordi bilaterali tra due Stati sovrani e riguardano questioni di proprietà”. La Slovenia ha informato la Commissione che essa, in qualità di Stato successore della Repubblica federale socialista di Jugoslavia, si è accollata gli obblighi relativi  al pagamento dei risarcimenti dovuti in conformità dell’accordo.
Il Trattato CE e il trattato dell’Unione Europea non pregiudicano i regimi di proprietà degli Stati membri e quindi le questioni relative alla proprietà sono di diritti nazionale. Da ciò consegue che a queste ultime non sono applicabili i principi dei trattati.
Quanto alle disposizioni della Carta europea dei diritti fondamentali, essa concerne le istituzioni dell’Unione e gli Stati membri solo quando attuano la legislazione dell’Unione. Poiché i regimi di proprietà non sono disciplinati dal diritto comunitario, in questo settore la Carta non trova applicazione.
Un'altra interrogazione parlamentare sui beni confiscati agli esuli giuliano-dalamti è stata depositata in data 17agosto 2004, con oggetto: Fondo di solidarietà per il risarcimento dei beni confiscati  gli esuli italiani istriano-dalmati e per il risarcimento ai familiari delle vittime delle  foibe; ci domandiamo:
1) E’ possbile questo fondo?  
2) Come far rispettare pienamente alla Slovenia gli accordi del 1975 e del 1983?
Il 28 settembre 2004 il sig. Mr Vittorino a nome della Commissione ha risposto: “La situazione descritta dall’onorevole parlamentare non rientra nell’ambito delle competenze della Comunità in quanto si riferisce alle relazioni bilaterali tra Italia e Slovenia e riguardano la restituzione dei beni confiscati ai profughi italiani provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia ed il risarcimento alle famiglie delle vittime dei massacri delle foibe. Per questo motivo la Commissione non ha la possiblità di intervenire in questo caso”.
Nel 2006 nell’interrogazione n. E – 1811/06 sempre scritta dall’on. Angelilli vi è scritto nell’oggetto: mancato adempimento da parte della Croazie degli obblighi derivanti dai Trattati di Osimo e di Roma.
Ecco la risposta arrivata dal signor Rehn a nome della Commissione: “La Commissione è a conoscenza della controversia pendente tra Croazia e Italia                        relativa agli “esuli” i cui beni sono stati espropriati dalla ex-Jugoslavia- tuttavia, il regime di proprietà non rientra nel diritto comunitario. A norma dell’art. 295 del trattato CE il regime di proprietà esistente negli Stati membri rimane del tutto impregiudicato. Il problema della restituzione dei beni o dei relativi indennizzi è pertanto una questione bilaterale tra Italia e Croazia e la sua soluzione non costituisce un requisito di recepimento dell’acquis comunitario. Ciononostante, la Commissione incoraggia la Croazia e i suoi vicini ad adoperarsi per trovare una soluzione definitiva a tutte le controversie bilaterali pendenti, comprese tutte quelle aperte relative al regime di proprietà e segue regolarmente gli sviluppi della questione. 

Canzano 7- Con il futuro ingresso della Croazia nell’ U.E. e l’ingresso della Slovenia avvenuto nel 2004, come si profila la problematica a livello internazionale per la richiesta degli                     indennizzi?

MAROCCHI - L’On. Angelilli ha dichiarato di avere proposto molte volte l’argomento dei beni degli esuli, ma è sempre rimasta in minoranza.                          La Croazia, entrerà nel 2010 nell’Unione Europea. Il caso è chiuso. 

Canzano 8- La discriminazione continua, è recente il caso toccato a Romano Cramer, che si è accorto di non essere mai nato in Italia!

MAROCCHI - Proprio così. Romano Cramer, residente a Milano,  segretario nazionale  dell’associazione culturale: Movimento Nazionale Fiume Dalmazia, e nato ad Albona,provincia di Pola, il 7 luglio 1946,      quando Pola era una città italianissima, e sette mesi prima che quel tragico Trattato di Pace  l’assegnasse a Tito. Quindi nato, in Italia e non in Jugoslavia, e non in Croazia
che nemmeno esisteva. Mentre sottopostosi ad una visita medica, si è visto consegnare dall’azienda Sanitaria di Milano un certificato dal quale risulta “nato ad Albona, Croazia.
A questo punto, Cramer è andato dal suo avvocato Veullio Mussollini,                     patrocinante in Cassazione ed ha presentato una denuncia-querela nei confronti della Asl per omissione d’ufficio, dato che esiste una legge numero 54 del 15 febbraio 1989 che fu varata proprio a tutela delle delicate situazioni personali createsi a seguito dell’esodo che stabilisce  che venga scritto nei documenti, solo il nome del luogo dove sono nati, in italiano, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene.
Di questa denuncia con i motivi, sono usciti diversi articoli: sul Secolo d’Italia, il 19.6.2009, a firma di Luciano Garibaldi, su Panorama del 2 luglio 2009  di Fausto Biloslavo, e su Rinascita. Il tutto inoltre è stato riportato su vari periodici degli esuli.

Canzano 9- Mi parli dell’associazione culturale: Movimento Nazionale Istria Fiume Dalmazia della quale lei è la delegata per il Lazio.

MAROCCHI - E’ un associazione che da anni cerca di dare un contributo per fare luce sui fatti accaduti nelle nostre terre orientali, ricordando i morti, sia quelli gettati nelle foibe, sia quelli deceduti in seguito a gravi torture subite nei campi di concentramento di Tito, dato che  vi è stato un velo di silenzio per molti  anni, e per fare pressione in modo  di fare avere agli esuli, quella giustizia che attendono da oltre 60 anni, riguardante i loro beni confiscati. Abbiamo organizzato moltissimi convegni, in aule consiliari ed in istituti scolastici, senza aver contributi da nessuno. Siamo stati in diversi programmi televisivi e organizzato anche diverse manifestazioni.
La presidente è la prof. Maria Renata Sequenzia di Verona.  

                                                                                                                                     
BIOBIBLIOGRAFIA

Figlia di esuli di Capodistria – nata a Bologna il 30 agosto 1951.
Delegata per il Lazio dell’associazione culturale denominata:         Movimento Nazionale Istria Fiume Dalmazia .
Autrice del libro pubblicato nel 2000: 
 - Una vita italiana – dalle foibe alla ricostruzione -  
che ha ottenuto molte recensioni e diversi riconoscimenti.
Ha presentato il libro in molte città italiane, in aule consiliare ed in istituti scolastici, dove viene anche chiamata per portare la testimonianza della sua famiglia fuggita abbondando i loro beni, per restare Italiana nel 1946 e ricordare  un suo parente poliziotto, che prestava servizio presso la questura di Fiume che venne arrestato il 3 Maggio 1945 e fucilato il 16 giugno 1945, unitamente ad altri 80 poliziotti che avevano l’unica colpa di essere italiani! 
Partecipa a trasmissioni televisive dove dopo aver ricordato come i libri di testo dei nostri giovani siano ancora mancanti quasi completamente della pagina di storia vera e atroce riguardante quanto accaduto dopo la fine della seconda guerra mondiale nelle nostre terre orientali, parla dell’orribile fine di molti nostri connazionali sia nelle foibe e sia nei campi di concentramento di Tito, dato che lei stessa ha trovato molta documentazione al riguardo in archivi storici di fonti ufficiali  con i quali ha scritto un nuovo libro di prossima pubblicazione.
                        

                                      Giovanna Canzano - Maria Antonietta Marocchi

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