ISLAM – ISIS
Analisi di
Enrico Galoppini dopo gli attentati di Parigi
GIOVANNA
CANZANO
intervista
ENRICO GALOPPINI
14 novembre 2015
“Ora
è chiaro che tutto questo rimestare in un minestrone di parole dal quale
deve
saltare fuori “l’Islam” come “nemico pubblico numero uno”
è
un inganno spaventoso, oltre che una cosa assurda.
Vogliamo
fare la “guerra all’Islam”? (Enrico Galoppini)”
CANZANO 1 - Parigi
il giorno dopo. Il secondo attentato. Ma questa volta è guerra?
GALOPPINI – Per
poter parlare di “guerra” bisogna sapere per prima cosa chi ce la sta
dichiarando e a chi la si vuol fare. E qui cominciano i dolori. Perché a
sentire le esternazioni dei politici (si noti che il primo in assoluto, prima
ancora di Hollande, è stato Obama!) sembrerebbe una guerra dichiarataci
dall’Isis, cioè dal “terrorismo islamico”. Ovvero da un generico “terrorismo” e…
in definitiva, dall’Islam tout court!
Ora è chiaro che
tutto questo rimestare in un minestrone di parole dal quale deve saltare fuori
“l’Islam” come “nemico pubblico numero uno” è un inganno spaventoso, oltre che
una cosa assurda. Vogliamo fare la “guerra all’Islam”? Ah sì, e allora facciamo
la guerra ad oltre due miliardi di persone? Vogliamo dichiararla agli Stati
che, ufficialmente, sono più “islamici” di altri? Ma quelli sono gli alleati di
ferro dell’Occidente! Intendiamo allearci allora con quegli stati arabi (ed
islamici) che combattono da anni il cosiddetto “terrorismo islamico”? Manco per
idea, perché gli occidentali han fatto di tutto per sovvertire il governo
siriano e gioivano quando in Egitto erano andati al potere i Fratelli
Musulmani. Gli stessi inqualificabili e scellerati che hanno distrutto la Libia
ed ora si atteggiano a vittime del “terrorismo islamico” e si mostrano
disperati di fronte al numero incalcolabile di “profughi” in marcia dalle
stesse regioni devastate!
Dunque, per parlar
chiaro, non sarà “guerra” con nessuno, o, se lo sarà, si tratterà di una cosa
che logicamente non avrà alcun nesso con la pretesa causa scatenante. Un po’
come per l’11 settembre 2001, quando per rispondere ad una “guerra” portata
all’America da terroristi per lo più sauditi della famigerata al-Qa’ida (che
nessuno ricorda più) è stato invaso l’Afghanistan!
Più verosimilmente
ancora, mentre a parole si scateneranno nuove “crociate”, nei fatti avverrà che
chi deve “capire” capirà. E si adeguerà al messaggio in stile mafioso portato
da questa nuova strage di gente inerme. I cui familiari, sia chiaro, non
riceveranno mai alcuna compensazione per il duro colpo subito, esattamente
com’è successo a tutte le vittime del “terrorismo” negli anni della “strategia
della tensione”… A tutte queste persone non potrà mai essere gabellata per
“giustizia” una serie di bombardamenti massicci su chissà quale area del Medio
Oriente, ma i nostri cosiddetti governanti, purtroppo, più di questo non sanno
o non riescono a fare.
CANZANO 2 - L’ISIS
avanza in Europa?
GALOPPINI – L’Isis
non avanza in alcun modo perché semplicemente non esiste così come ce lo
raccontano. Questo spauracchio serve ad un sacco di cose, tra le quali – non
ultima – un’esigenza estrema di tenere lontani gli occidentali dalla
spiritualità tradizionale islamica. La quale, come si stanno sforzando di
provare anche alcuni rari onesti commentatori che hanno accesso alla stampa più
o meno ufficiale, è assolutamente inserita in quel filone sapienziale che
origina dalla notte dei tempi e sul quale s’innestano tutte le tradizioni
ortodosse. Tra queste ed ogni fenomeno modernista esiste un’inconciliabilità di
fondo, perché ogni “riformismo” altro non è che concessione all’errore, anche
se a questi sedicenti “fondamentalisti” piace tantissimo affibbiare ai
musulmani tradizionali l’accusa di bid‘a (“innovazione”, cioè “eresia”),
se non addirittura quella di kufr (“negazionismo”, ovvero il
misconoscimento dei fondamentali dell’ortodossia).
L’Islam, nella sua
accezione più ampia, ovvero quella di fenomeno anche politico e sociale, ha
inoltre molto da insegnare agli occidentali per quanto riguarda problemi che li
attanagliano e che non trovano soluzione. Penso a quelli della rappresentanza
politica o della corruzione, per non parlare della politica monetaria e
fiscale, dato che le indicazioni dottrinali al riguardo sono assai chiare
sull’assenza di una moneta emessa “a debito” (o moneta-merce) e la tassazione
dei soli patrimoni fermi anziché dei redditi. Gli occidentali, invece, vengono
ammaestrati ad impietosirsi per il Charlie Hebdo, solo perché vengono
raggirati di continuo e non sanno più distinguere quale abisso di degrado
rappresenti certa “libertà di satira”, che peraltro prende di mira i simboli
più sacri della tradizione religiosa cristiana. La quale, secondo una certa
retorica “neo–crociata”, costituirebbe un caposaldo della “civiltà
occidentale”!
In altre parole, gli
europei devono smetterla di concepirsi “occidentali” se vogliono ritrovare se
stessi e, diciamocelo chiaramente, vivere una vita meno disanimata e più a
misura d’uomo. In questo, l’Islam può essere per l’Europa un esempio ed una
valida fonte d’ispirazione. L’alternativa è quella di sprofondare nel
nichilismo che travolge alla fine anche la stessa religione prevalente, mentre
se gli europei riscoprissero una loro religiosità autentica non potrebbero
essere stretti nella tenaglia dell’occidentalismo (americanismo) e del
fondamentalismo islamico. I quali si affrontano sul ring ma si somigliano
parecchio, mentre nel mezzo ci finiamo noi.
CANZANO 3 - Quelli
dell’ISIS sono strumenti di un ‘meccanismo’ ormai senza controllo?
GALOPPINI – No no,
credo invece che, fatti salvi i sempre possibili “cani sciolti”, questi
individui rispondano a precise catene di comando, altro che “fuori controllo”!
Affermare che gli
attentatori sono elementi “fuori controllo” significa ammettere che essi
colpiscono mossi unicamente dall’“odio per l’Occidente”, il che è esattamente
ciò che vuol farci credere la propaganda occidentale stessa. Questi atti
terroristici, che seminano morte tra persone intente nelle loro abituali
attività, puntano al contrario ad obiettivi studiati molto freddamente. Sono,
sotto un certo aspetto, atti di una guerra che, altrove, ha visto e vede ancora
famiglie intere straziate da armi sofisticate che fanno meno orrore di una
cintura esplosiva solo perché con la tecnologia i moderni hanno un rapporto che
li ha resi insensibili ai suoi esiti più distruttivi. A Gaza o a Baghdad, a
Kabul o a Beirut, le persone hanno fatto il callo alle bombe che dovevano
portare la “democrazia” ed invece hanno solo ampliato i cimiteri ed aumentato
il desiderio di vendetta di chi, poi, viene considerato “pazzo” se poi, un
giorno, sceglie di fare il “terrorista”.
Il discorso non si
esaurisce qui, ma anche questi sono aspetti che andrebbero considerati. Perché
non è serio pubblicare prime pagine con titoli come “Israele ha fatto bene”
mentre su Gaza piovono razzi da ogni parte e poi fare gli offesi con altri
titoli “scandalosi” come l’ormai celebre “Bastardi islamici”. Poi si
meravigliano se un giorno qualcuno, esasperato, fa una strage in redazione, ma
sinceramente chi s’imbarca in una guerra, anche solo dell’informazione, quando
l’informazione è un’arma che fa le sue vittime, deve prendersi le sue
responsabilità. Insomma, un conto è “Charlie Hebdo”, che in un certo senso – se
è vero che s’è trattato di un “commando jihadista” eccetera – se l’è cercata,
mentre ovviamente dei turisti o degli spettatori d’un concerto non hanno alcuna
responsabilità, ed anzi tra essi si potrebbe trovare anche chi è molto critico
nei confronti delle stesse dirigenze occidentali che questi “terroristi”
vorrebbero punire (mentre ammazzano solo gente innocente).
Tutto questo,
ovviamente, non tiene conto della possibilità che in alcuni casi si tratti di
totale manipolazione e malafede, perché sotto un “jihadista” che colpisce in
una città europea si può celare qualsiasi cosa, tra cui elementi eterodiretti
che non sanno alla fine a quale mulino portano acqua e addirittura soggetti che
di arabo ed islamico hanno ben poco, tanto nessun tele-suddito saprà mai nulla
davvero sulla reale identità degli attentatori (l’11 settembre 2001, sotto
quest’aspetto, è emblematico).
CANZANO 4 - ISIS
solo ‘braccio’ armato dell’Islam, oppure niente di questo?
GALOPPINI – Al
riguardo dell’Isis come ultima incarnazione di una tendenza modernista ed
antitradizionale mi sono già espresso in vari scritti, ai quali rimando il
lettore di quest’intervista [Il “Grande
Medio Oriente” e il momento islamico dello “scontro di civiltà” (il caso
italiano); Da Bin Laden
al “Califfo”. La guerra finale contro l’Islam (per colpire l’Eurasia);
Chi manovra i
“modernisti islamici”?]. Non è possibile comprendere questo
fenomeno se non lo s’inquadra storicamente (specialmente dalla metà del XVIII
secolo) e se non si fa lo sforzo di coglierne l’intima natura “sovversiva” di
tutto ciò che è stato l’Islam tradizionale per oltre quattordici secoli. È una
china che, con esiti in parte simili, ha vissuto anche il Cristianesimo, con la
nascita della cosiddetta “Riforma”, in tutte le sue varie declinazioni. Ovunque
essa s’è imposta, fin dall’inizio, ed ovunque si sono affacciati i prodromi di
essa, i risultati sono stati “guerre di religione” e una concezione del sacro
impoverita e ridotta ad un freddo moralismo, che nell’Islam, così come nel
fondamentalismo ebraico, si associa ad un “legalismo” altrettanto freddo e
sterile.
CANZANO 5 - L’ISIS
in Italia? Sono già presenti nel nostro territorio e pronti a tutto?
GALOPPINI – Questo
non lo devo sapere io, ma gli apparati preposti alla sicurezza di tutti e che
tra l’altro paghiamo per questo servizio. Con questo intendo anche dire che
ogni volta che si verificano gravi attentati come quelli di Parigi sono
innanzitutto i servizi di sicurezza e di spionaggio a fare una figura barbina.
Capisco che è praticamente impossibile controllare tutto e tutti, ma proprio
per questo sarebbe importante smetterla di fare le pulci a cosa scrive un
pincopallino qualsiasi su Facebook e concentrarsi su chi, perché e per come
entra in un paese. Mentre mi pare che al riguardo la situazione sia parecchio
preoccupante, se è vero – com’è stato documentato – che entrano “siriani” con
passaporti taroccati che anche dei giornalisti d’inchiesta si sono procurati
con una cifra relativamente contenuta.
Quanto ai giovani di
famiglie musulmane nati e cresciuti qua, il problema è irrisolvibile, perché ci
sarà sempre chi tenderà ad autoghettizzarsi pensando di aver subito, a torto o
a ragione, una grave ingiustizia, che risale al momento in cui i suoi genitori
o i suoi nonni sono emigrati e che poi è proseguita con una storia di
emarginazione e sradicamento. L’emigrazione, volenti o nolenti, si porta dietro
anche percentuali di persone che, in un misto di rivalsa e frustrazione,
assieme al desiderio di sentirsi finalmente “qualcuno”, abbracciano qualche
ideologia – e ribadisco “ideologia” – nella quale la religione è un puro
pretesto per sfogarsi.
Certi giornalisti si
sbalordiscono nel constatare che un ex “rapper” possa dedicarsi al taglio di
teste in nome di un delirante “islam” (la minuscola, qui, è voluta), ma ciò non
è affatto strano perché è proprio l’aver reciso i ponti con la tradizione
autentica che conduce a certi gravi fraintendimenti, sui quali andranno poi a
lucrare gli apparati d’intelligence di mezzo mondo che non vedono l’ora di
attivare un “attentato islamico”.
CANZANO 6 - Questo
attentato è una svolta?
GALOPPINI – Non
saprei proprio, ma di sicuro qualche decisione la Francia dovrà prenderla,
perché non fare nulla significa dare il segnale sbagliato che le si può combinare
di tutto. Vede, la Francia è un paese che non è del tutto “occidentale”, nel
senso che non è affatto conquistata all’americanismo e al suo modello. Parigi è
una “città globale”, e come tutte queste città rappresenta la vetrina nella
quale inscenare la finzione di una “classe media globale” che vuole solo
divertimenti e bella vita.
La Francia vera la
si vedrà presto al voto, quando, se non interverranno manipolazioni e
forzature, il Front National, che non è un partito “regionale” come la Lega
Nord, sbaraglierà l’attuale pariglia d’inetti. La Francia vera non può digerire
a cuor leggero un’abnormità come il TTIP, il trattato di “libero scambio” tra
gli Stati Uniti e l’Unione Europea. La Francia vera si ribella contro i
matrimoni omosessuali e la cancellazione, dall’alto, dell’identità sessuale.
O la Francia ritrova
se stessa, rigetta l’occidentalismo, smette di omaggiare il “Charlie Hebdo” e
si rimette ai suoi eroi come Giovanna D’arco, oppure merita di vagolare
nell’angoscia indotta da questo “terrorismo” ufficialmente “islamico” ma in
realtà senza volto perché così lo vuole chi l’ha coltivato e foraggiato.
Adesso pare di
capire che la Francia s’impegnerà di più in Siria. Ma che vuol dire? È
dall’inizio che la Francia è intenta a sovvertire la Siria, quindi? Vogliamo
credere che questa famosa “terza guerra mondiale” nominata anche dal Papa vedrà
da una parte l’Isis e dall’altra tutto il “mondo civile”? Suvvia, sarebbe come
credere che una partita di calcio dal risultato incerto si giocasse tra una
squadra di amatori e una selezione dei migliori campioni mondiali!
Allora si abbia il
coraggio (e soprattutto la creanza) di parlar chiaro e si dica a chi si vuol
fare la guerra. La si vuol fare ai paesi islamici che sostengono il cosiddetto
“Stato islamico”? E come la vogliamo mettere quando questi stessi sponsor sono
partner più che appetiti per fare affari? Per quanto tempo racconteranno la
favola della “cellula” composta da “reduci della Siria”? E che atteggiamento
vogliamo tenere con il famoso “grande alleato” a sua volta alleato dei
finanziatori “islamici” dell’Isis?
CANZANO 7 – Gli
italiani convertiti all’Islam si sentono in qualche modo vicini all’ISIS?
“Convertiti italiani
all’Islam” vuol dire ben poco. Ci sono italiani che si sono avvicinati alla
religione islamica vedendovi un ideale di giustizia sociale, e questi sono
quelli più “politicizzati”. Non dico che necessariamente debbano sviluppare una
visione che conduce ad una simpatia per l’Isis, ed anzi bisogna riconoscere in
costoro un forte impegno a migliorare le società nelle quali vivono. Fatto sta
che in qualche caso ci sono quelli che tendono a fanatizzarsi ad un punto tale
che tutto ciò che non è “islamico” (e cioè non collima con la loro particolare
ideologia religiosa) è da sopprimere con la violenza. Tra questi possono
allignare gli elementi oggettivamente pericolosi (in combutta con altri
immigrati), ma credo che gli apparati di sicurezza li tengano già tutti d’occhio.
Così come dovrebbero tenere d’occhio altri ambienti frequentati da teste calde,
o, peggio ancora, che si dimostrano “amici” ed “alleati” e poi tramano per
crearti continuamente problemi. Ripeto: o l’intelligence lavora nell’interesse
del suo paese o è una burla che sta alle calcagna di qualche “imam fai da te”
ma non vede che altrove si tessono trame assai pericolose per l’incolumità di
tutti i cittadini.
Poi vi sono anche
“convertiti italiani all’Islam” che hanno un atteggiamento alieno da ogni politicizzazione
e pertanto vivono questa loro esperienza come un’occasione di rigenerazione
spirituale. Senza voler dare patenti di “musulmano buono” o “cattivo”, credo di
poter dire che quest’atteggiamento sia quello in grado di dare i migliori
frutti, perché senza fare troppo clamore agisce come una provvidenziale
influenza rettificatrice di un ambiente – quello occidentale – che ha un nemico
più insidioso di ogni altro: il nichilismo, che tutti questi “nostri valori”
per i quali dovremmo andare a combattere un fantomatico “califfo” non riescono
in alcun modo a mascherare.
Enrico Galoppini, è esperto di Lingua araba e di storia e civiltà arabo-islamica.
Redattore
di "Eurasia - rivista di studi geopolitici", collabora o ha
collaborato con testate quali "Limes", "Imperi", "La
Porta d'Oriente", "Africana", "Rinascita",
"Italicum".
Ha
pubblicato, tra gli altri suoi studi, un libro sul fenomeno dell'islamofobia.
Appassioanto
anche di storia delle idee e di critica del costume, è tra gli animatori del
sito web "Il Discrimine" (www.ildiscrimine.com).
giovanna@giovannacanzano.it
338.3275925
Giovanna Canzano - © -
2015
Enrico Galoppini
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