Ripristino della sovranità monetaria dello Stato italiano
Giovanna Canzano intervista Claudio Moffa
18 novembre 2012
CANZANO – Prof. Moffa, lei è coautore della proposta di legge d'iniziativa
del deputato Scilipoti dal titolo: ‘Ripristino della Sovranità
Monetaria dello Stato italiano nel rispetto dei Trattati
Internazionali’, ci può dire cos’è questo progetto di legge?
MOFFA -L'obbiettivo
immediato del progetto di legge è la riacquisizione della rendita da
sovranità monetaria, attraverso una zecca o una banca di stato al cui
interno operi un organo consultivo dei Produttori, dalla Confapi alle
Associazioni sindacali, e delle Associazioni dei consumatori. Il tutto
nel rispetto degli attuali Trattati internazionali che ingabbiano il
nostro paese e l'economia italiana. Ma siamo ben pronti a ad andare
oltre, e a chiedere anche l'uscita dall'euro se, dopo il primo passo, e
dopo aver verificato la disponibilità della BCE a non frapporre ostacoli
al nostro legittimo obbiettivo, dovesse fallire un'azione concertata di
tutti i paesi membri per cambiare la natura privatistica della Banca
centrale dell'UE.
CANZANO - Certa stampa ha come sport preferito attaccare l'onorevole Scilipoti, accusandolo peraltro di essere un 'traditore' di Di Pietro. Lei ha scelto da tempo di collaborarci, come mai? E non la imbarazza sommare la mala attenzione giornalistica che lei subisce da un paio d'anni, con quella subita dal leader del MRN?
CANZANO - In che senso?
MOFFA - Nel senso che Di Pietro sta rischiando di diventare un piccolo
Berlusconi. Non si capisce bene come stanno le cose, ma una cosa a me
pare certa: se oggi di Pietro è inquisito è anche perché ha continuato a
stare all'opposizione anche col governo Monti, non capendo che -
nonostante il sostegno del Pdl a quel governo, espressione di uno
sbandamento che è sotto gli occhi di tutti - Monti non è altro che il
terminale, il punto di arrivo, della sua indefessa lotta, fin dai tempi
di Tangentopoli e dei suoi viaggetti negli USA e della conseguente
fondazione di Forza Italia, contro il pre e post berlusconismo e contro
Berlusconi.
Domenico Scilipoti - Giovanna Canzano - Disegno di Legge su signoraggio bancario
Introduzione della proposta di legge:
Onorevoli
Colleghi! L’Italia ha conquistato la sovranità monetaria nel 1936. L’ha
confermata e anzi rafforzata con l’avvento della Repubblica e la
promulgazione della Costituzione del 1947 (1). L’ha cominciata a perdere
nel 1981, con una lettera del ministro del Tesoro Andreatta al
governatore della Banca d’Italia Carli. L’ha persa definitivamente con
le privatizzazioni della notte del 31 luglio 1992 e con l’adesione
all’eurosistema del 1998-2002. Il Trattato di Lisbona del 2007-2009 ha
perfezionato il processo di espropriazione: oggi la sovranità monetaria
appartiene all’Autorità europea competente - la BCE - e con essa la
rendita da emissione monetaria derivante dalla differenza tra il costo
tipografico della banconota e il va lore nominale (ma reale, all’atto
dell’immissione sul mercato) ad essa attribuita. In tal modo il Popolo
italiano e i Popoli europei, che stanno vivendo la più terribile crisi
economica della loro storia, sono stati privati di una risorsa certo non
determinante ed esaustiva, ma comunque utile per superare la crisi da
debito che li attanaglia e ferisce quotidianamente.
In
prospettiva la sovranità monetaria, oggi la rendita monetaria devono
essere restituite ai Popoli europei e per quel che è di competenza del
nostro Parlamento, allo Stato italiano. Questa misura sempre più urgente
non corrisponde automaticamente all’uscita dall’Euro, né ha colore e
tonalità politici particolari: nella storia passata e presente,
personalità moderate e liberali come il Presidente americano Jefferson e
il primo ministro liberale canadese Mackenzie, paesi come il Canada e
il Giappone, hanno convenuto o convengono sulla necessità che lo Stato
detenga il controllo e la rendita da emissione monetaria.
E’ una questione di banale e basilare democrazia, e di rispetto del
principio c he la moneta non può che essere, e deve essere in premessa
teorica, la proiezione convenzionale dell’Economia Reale costruita dal
lavoro dei Cittadini. Occorre dunque semplicemente procedere
all’affidamento allo Stato italiano della stampa e del conio della
quota di banconote e monete attribuite dalla Banca Centrale Europea al
nostro paese. In tal modo la rendita da emissione monetaria tornerà allo
Stato italiano, come nel periodo 1936-1992.
La
sovranità statale sulla rendita monetaria non ha nulla di “statalista”:
essa al contrario è la base fondante dello sviluppo della libera
impresa, fino al 1992 meglio difesa e sostenuta dallo Stato, e oggi
gravata dalle ristrettezze e dalla difficoltà dei rapporti con le Banche
private. Il problema a tutti noto è invero quello di iniziare a porre
un argine allo strapotere della speculazione finanziaria sulla
produzione di ricchezza reale in un sistema di economia libera da
esagerate intrusioni dello Stato. Tanto è vero quanto appena detto, che a
partire dal 1999 molti partiti italiani di tutte le tendenze hanno
presentato progetti di legge per il ripristino della sovranità monetaria
dello Stato italiano (2).
Un
cammino da riprendere al più presto, coinvolgendo attivamente nel nuovo
istituto di emissione monetaria la Confindustria, le Organizzazioni
Sindacali, le Associazioni Professionali e dei Consumatori. Obiettivo è
dare solide e imprescindibili basi, sotto il controllo delle categorie
produttive, alla battaglia per il superamento della crisi da debito che
sta strangolando le economie delle famiglie, dei lavoratori e delle
imprese italiane. Il progetto di legge qui presentato persegue questi
obiettivi e si ispira a sopraddetti principi, nel rispetto e in
applicazione degli artt. 1 e 4 (e 117) della Costituzione della
Repubblica italiana.
[1] "Fra
il 1945 ed il 1948 il ruolo strategico della Banca d’Italia nel settore
del controllo e della manovra valutari, già ad essa in larga misura
riconosciuto nella legislazione intervenuta in materia fra la seconda
metà degli anni ’20 e la seconda metà degli anni ’30, viene
ulteriormente consolidato e potenziato"
(…) “la disciplina dell’ organizzazione e delle funzioni della Banca
d’Italia vigen-te al momento dell’entrata in vigore della Costituzione
repubblicana è destinata a rimanere pressoché intatta per circa un
quarantennio”(Giusto Puccini, “L’indipendenza della Banca d’Italia dalla legge istitutiva del 1893 alla riforma del 2005”, in Quaderni dell'Associazione per gli Studi e le Ricerche Parlamentari, n. 17, Torino, Giappichelli. Puccini è ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Firenze).
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