giovedì 1 settembre 2011

GIUSEPPE LUCIO FRAGNOLI



              Lucio Fragnoli si confessa nei suoi libri



Scrittore della provincia di Latina, che ha scoperto la scrittura già nei banchi della scuola media, ma, ha iniziato a scrivere dopo un lungo periodo nel quale ha svolto la professione di architetto. Nei suoi libri, egli ci descrive la sua vita, e, cerca anche di spiegarci che la vita è un non senso tra due avvenimenti che hanno un senso, la nascita e la morte. 

CANZANO. Sei un professionista che si presta alla scrittura e che vorrebbe essere solo scrittore?

FRAGNOLI. Scrittore, perché scrivere è copiare il mondo, perché narrando si capiscono le cose che si sono vissute e quelle che non si sono vissute.
La penso come Paul Auster, che dice che i racconti sono frutto di immaginazione ma in essi vi è più verità che altrove.
Il mio professore di italiano delle medie, leggeva in classe i miei temi, e li proponeva agli alunni come modelli, lui era affascinato dal mio modo di descrivere la vita che, voleva che i miei compagni di classe li prendessero come modelli perché li riteneva giusti.

CANZANO. L’architettura?

Fragnoli. Disegnavo come scrivevo e, l’architettura era esternare il disegno che per me era come esternare la scrittura creativa.

CANZANO. Connubio tra scrittura e disegno?

FRAGNOLI. Gli intellettuali del Rinascimento avevano interessi per tutte le attività umane, anche se la loro attenzione veniva concentrata su di una, come Leon Battista Alberti, sappiamo che fu architetto e trattatista (scrittore di trattati) e compose anche opere morali.
Io vengo da periodi di sofferenza. La mia vita non è stata facile non ho avuto molta fortuna.
Questo non mi ha mai scoraggiato e tra i momenti anche brutti ho cercato di vivere e lottare per andare avanti. L’incontro con la scrittura è stato un momento più felice della via vita perché attraverso la scrittura ho imparato ad essere saggio. In effetti prima ero più impulsivo ero poco portato ad accettare le sconfitte. Avevo in sostanza un carattere aggressivo e intollerante.
Con la scrittura sono diventato più riflessivo. Scrivere ti permette di stare da solo con te stesso e quindi ti permette di ragionare serenamente, allora accade che cominci davvero a riflettere a vedere quello che non hai mai visto. A questo punto inventi storie e le riempi di personaggi che hai come purificato dai loro difetti più evidenti o hai reso, paradossalmente i loro errori in situazioni che inducono il lettore a pensare e a diventare un po’ più saggi di prima.
Scrivere significa rivedere il passato che hai vissuto ma vederlo da un punto di vista privilegiato senza farci condizionare da quelle passioni che invece ci hanno fatto spesso sbagliare delle scelte.
Lo scrittore è chi cerca di trovare le verità nascoste nei fatti che hai osservato o hai vissuto.

CANZANO. Cosa cerchi attraverso la scrittura?

FRAGNOLI. Attraverso la scrittura troviamo delle risposte alla nostra vita. Scrivere è un po’ come viaggiare attraverso paesi mai visti cercando di rappresentare nella mente dei lettori i tuoi stessi viaggi.
Penso che la letteratura non sia affatto lo specchio della vita dove in un romanzo noi scrittori possiamo uccidere o far morire il personaggio che ci è antipatico, basta che io lo voglio.
Ma la vita è un’altra cosa.
Nella vita, tutto quello che ci capita, non dipende da noi ma dipende spesso da forze che sono esterne e oscillano intorno a noi e determinano i destini. Non è come in un romanzo dove se vuoi puoi cambiare la fine.

CANZANO. Secondo le tue riflessioni di scrittore e studioso, la vita, cosa è?

FRAGNOLI. La vita è un non senso tra due avvenimenti che hanno un senso, la nascita e la morte. I miei personaggi, non fanno altro che cercare di dare un senso alla vita, che un senso non c’è l’ha.
Questo concetto noi c’è l’abbiamo come una intuizione latente e, diamo senso alla vita essenzialmente attraverso la ricerca. 
La solitudine ci spaventa, perché noi vediamo la realtà per quello che è.
Nei miei romanzi c’è sempre il tentativo di descrivere la solitudine.

CANZANO. Scrittori che preferisci?

FRAGNOLI. Edgar Allan Poe e tutti i maestri dell’orrore, mentre il più bel romanzo è ‘Dottor Jekil e Mister Hyde.
Perché Mister Hyde nella sua personalità si riflette lo scrittore.

CANZANO. Chi è lo scrittore?

FRAGNOLI. E’ colui che ha il compito di raccontare la vita come lo fa lo scrittore Charles Bukowski.

CANZANO. Tra i tuoi romanzi, in quale di essi ti riconosci?

CANZANO. Tutti i romanzi sono come dei figli, mi riconosco in tutti, ma nel romanzo, Miracolo al Bar, dove ho descritto tutta la mia riflessione sulla vita, mi riconosco di più.


BIOGRAFIA: Giuseppe Fragnoli nasce a Castelforte, piccolo comune della provincia di Latina gravemente danneggiato dai bombardamenti degli Alleati nell’ultima guerra mondiale, il 12 dicembre 1956, dove trascorre l’infanzia frequentando i locali istituti scolastici. Sono gli anni del boom economico ed anche in un centro piccolo come Castelforte si notano i primi segni del benessere. Dal ‘70 al ’75 frequenta il Liceo Scientifico di Sessa Aurunca con buoni risultati. Dopo il diploma, si iscrive alla facoltà di Architettura, presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma. Sono gli anni della contestazione, della emancipazione femminile, del rock e della guerra del Vietnam: in questo periodo risiede quasi costantemente a Roma, per due anni in via Emanuele Filiberto (anni Settantasei e Settantasette) e per altri cinque anni (dal Settantanove all’Ottantaquattro) in via Montebello, nei pressi della Stazione Termini. In questi anni di studio si interessa di fotografia, di pittura, partecipando a qualche mostra collettiva, e soprattutto di musica, suonando il basso e la chitarra in vari gruppi rock e blus, conducendo per vari anni un programma da una radio libera, scrivendone e interpretandone i testi umoristici con altri amici. In questo periodo si collocano amori più o meno importanti, ma tutti di breve durata e alcuni viaggi per visitare le più belle città del Nord Europa come Parigi, Bruxelles, Anversa. Consegue la laurea in Architettura nell’Ottantaquattro, iniziando l’attività di libero professionista l’anno dopo e svolgendola in modo assiduo fino al Novantasei. Nel frattempo ha iniziato ad apprezzare più di ogni altra cosa l’arte medioevale e rinascimentale, per cui frequenta assiduamente mostre, musei e città d’arte. Ma la professione gli lascia poco tempo libero e poco spazio per i suoi nuovi hobby. Dal novantasette in poi la sua attività principale diviene quella di insegnante di Storia dell’Arte. Il suo primo serio approccio alla scrittura, è un saggio critico sul Caravaggio, che è ancora in attesa di pubblicazione. Scopre per caso il fascino della narrativa con i romanzi di Kundera, Pennac, di Baricco, i romanzieri moderni, insomma. Cosicché tra il novantasette ed il novantotto scrive il suo primo romanzo, per divertimento, La festa dei cani pubblicato solo nel Novantanove.
Il successo che il libro riscuote, soprattutto tra i suoi amici e conoscenti, lo incoraggia a scrivere il suo secondo romanzo, Quell’impicciatissima vicenda di donne diavoli ed altre stranezze, pubblicato nel 2000. A questo seguono Miracolo al Bar (2001), Ottocento (2001), Tutta colpa di Capuozzo (2002), Nero Napoletano (2003), La canzone di Lola (2005). Attualmente sta lavorando al nuovo romanzo dal titolo: Virginia salvami e ad altre storie.
Quest’anno è arrivato terzo al concorso letterario ‘I Racconti di Sabaudia’, con il racconto Rospetto e patata.
È’ stato selezionato per l’Antologia Ego Racconto Latina, con il racconto La capricciosa storiella. Ha ricevuto una importante attestazione di merito nel prestigioso concorso Il Minturno, col romanzo La Canzone di Lola.

giovanna.canzano@yahoo.it
338.3275925


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