CARLA
CORSETTI ELEZIONI 2018
Giovanna
Canzano
intervista
Carla
Corsetti
28 febbraio 2018
Potere al Popolo è la lista che la
‘ospita’ per questa tornata elettorale, lei è segretaria di ‘Democrazia Atea’,
(www.democrazia-atea.it) una formazione politica che fa dell’ateismo il suo
scopo primario, come è nata questa adesione?
Potere al Popolo è una lista che ha unito
molti partiti di sinistra, tra i quali c’è Democrazia Atea. E’ assolutamente
improprio definirla ospitalità, si tratta di una adesione politica su
condivisione di programmi e di ideologie. Chiariamo che Democrazia Atea
non fa dell’ateismo, inteso come condizione personale del pensiero, un proprio
obiettivo, anzi noi riteniamo che l’ateismo di stato sia un crimine contro
l’umanità. Democrazia Atea vuole uno Stato Ateo all’interno del quale tutte le
condizioni personali del pensiero devono trovare tutela, ma nessuna religione
può inquinare la gestione della cosa pubblica. Nessuna religione può diventare
religione di stato. In definitiva è la differenza tra democrazia e teocrazia.
Noi siamo una Repubblica democratica e quindi la religione deve rimanere
fuori dalle istituzioni pubbliche.
Lei è atea, e, aderisce politicamente al
pensiero di sinistra, ecco, la sinistra che sta perdendo un po’ la sua identità
rivoluzionaria che l’ha caratterizzata per tutto il secolo scorso, con ‘Potere
al Popolo’, vuole riappropriarsi della sua identità?
Essere atei è una condizione personale del
pensiero che attiene alla propria sfera privata e individuale, non alla propria
sfera politica. Essere atei, come essere credenti, non è una qualità politica.
Il proprio ateismo, come la credenza, in una società evoluta dovrebbe rimanere
preclusa alla conoscenza pubblica. Democrazia Atea aderisce al pensiero
ideologico di sinistra che il Manifesto di Potere al Popolo richiama
espressamente. Democrazia Atea ha una sua identità definita che, nell’adesione
a Potere al Popolo, si rafforza nel pluralismo con le altre componenti di
sinistra.
Questa campagna elettorale, dopo le
manifestazioni delle piazze italiane di sabato scorso, ha di nuovo ripreso quella
sua e noiosa programmazione televisiva, dove tutti parlano in modo
indipendente senza confronti.
In questa campagna elettorale, ad onor del
vero, sto seguendo pochissimo la televisione. Abbiamo improntato una campagna
elettorale con comizi, incontri sui luoghi di lavoro, dibattiti, confronti sul
territorio e televisivi. E nel contempo vediamo ristoranti stracolmi di persone
con candidati del PD, di Forza Italia e altre formazioni di destra, tutti
impegnati ad offrire cene e a banchettare per far dimenticare i disastri dei
quali sono stati responsabili entrambi nell’ultimo ventennio, a livello locale
e a livello nazionale, convinti di vincere e che al banchetto pubblico si
accomoderanno il 5 marzo. Abbiamo anche riscontrato che molti candidati del PD e
della destra salviniana e berlusconiana disertano, a livello locale, i
programmi televisivi, incapaci di un confronto diretto nel quale sarebbero
inevitabilmente perdenti.
Nel suo programma di partito, lei vuole
l’abrogazione dei Patti Lateranensi e uno stato laico, pensa che in Italia sia
possibile?
L’abrogazione dei Patti Lateranensi è
stata la sola richiesta programmatica di Democrazia Atea, per il resto eravamo
già in piena condivisione. Quando la Lista di Potere al Popolo ha accettato la
nostra richiesta e ha inserito nel programma l’abrogazione dei Patti
Lateranensi, abbiamo confermato la nostra adesione alla Lista. Quanto
alla fattibilità di questo punto programmatico, noi siamo convinti che sia
perfettamente realizzabile e che anzi sia doveroso abrogare il Concordato e
tutte le leggi collegate, foriere di privilegi ingiustificati nei confronti
della casta clericale. Manteniamo nel lusso sfrenato una monarchia di soli
maschi, proprietaria del 25% del patrimonio immobiliare italiano, mentre la popolazione
è in sofferenza economica. Non ci sono coperture per piani di lavoro, coperture
pensionistiche, sanità pubblica, ma per gli istituti religiosi che fanno capo
al Vaticano, i soldi ci sono sempre. Senza trascurare gli oneri di
urbanizzazione secondaria che gli ottomila comuni italiani elargiscono al clero
ogni anno.
Poter ‘mandare a casa’ (si usa molto
ultimamente questa espressione) il vaticano dalla sua ingerenza nella politica
italiana e di molti altri stati del mondo, sarebbe non solo la vittoria del suo
partito, ma anche di tutta la popolazione sottomessa alla menzogna che ci
propagano come verità ultraterrena, potrebbe realizzarsi?
Per depotenziare l’ingerenza vaticana
basta chiudere il rubinetto del denaro, basta interrompere il flusso di denaro
con il quale paghiamo la nostra schiavitù, come popolo e come individui, ad una
monarchia extracomunitaria confinante, che continua a fare il bello e il
cattivo tempo limitando la nostra sovranità nazionale. Se il Vaticano vuole
continuare ad essere riferimento spirituale per le masse, secondo la
Dichiarazione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali - che peraltro il Vaticano non ha nemmeno sottoscritto- è
nella libertà di farlo. Sono convinta, tuttavia, che se il clero dovesse farlo
a spese proprie o a spese dei soli credenti, cambierebbe mestiere.
giovanna@giovannacanzano.it
Nessun commento:
Posta un commento