Otto per mille alle
Moschee
per controllare l’Islam
di Giovanna
Canzano
19 maggio 2016
Giovanna Canzano
Come fronteggiare il terrorismo
in Italia? Oggi non si parla più di ‘brigate rosse o nere’, o altri movimenti atti a destabilizzare la
nostra repubblica, ma, a minacciare nuovi disordini o attentati, si sono fatti
‘avanti’ nuovi personaggi che vengono dal vicino e medio oriente: ISIS. Chi
sono e come difenderci da loro? Dopo che hanno insanguinato alcune capitali
europee, ci aspettiamo il peggio. Dopo tante minacce ricevute, l’Italia vuole
vederci chiaro su come funziona questo nuovo terrorismo, e, in modo particolare
perché sono così vicini al mondo musulmano.
Allora ci siamo chiesti, perché
tanti musulmani, che vivono integrati in Italia, con le loro moschee,
potrebbero invece rivelarsi ostili al nostro Paese? Cosa succede nei loro
luoghi di culto? Abbiamo scoperto che, a finanziare le moschee, non è lo stato
italiano, ma, essi hanno un altro finanziatore: Qatar Charity Foundation. Questa fondazione, (con sede in Qatar: 1224,
Ahmed Bin Hanbal St, Doha, Qatar) dà milioni di euro per finanziare la
costruzione di nuove moschee in Italia, scegliendo anche gli imam, ma, nel
nostro Paese ha anche fatto tanti altri importanti acquisti.
Per
poter in qualche modo controllare ciò che succede nelle moschee, bisogna
intervenire attraverso la legislatura,
come si fa con le altre denominazioni religiose nel nostro Paese, ma, ci
troviamo davanti ad un magma che è prodotto da un’assenza di legislazione nazionale
sui luoghi di culto, per chi non ha siglato l’intesa con lo Stato come l’Islam.
Le norme restano delegate alle Regioni e ai Comuni.
In Italia, i musulmani sono 1,6 milioni, le moschee ufficiali sono solo 4
(Segrate, Roma, Ravenna e Colli di Val d’Elsa). Per il resto, invece, parliamo
di oltre ottocento luoghi di culto sparsi in tutta Italia, da Nord a Sud, che
solo impropriamente possiamo definire moschee. Parliamo, in realtà, di garage,
cantine o capannoni adibiti a ritrovi religiosi.
Complessivamente, le
organizzazioni radicali sono quasi una decina, gli Imam radicali una ventina e
le moschee che hanno mostrato idee radicali 108, le quali sono sparse in tutto
il Paese, in città importanti come Milano, Roma, Torino, Firenze, Napoli,
Venezia e Genova
in Italia, forse pochi lo sanno, la
comunità islamica non è un ente giuridico riconosciuto e dunque non può
accedere al fondo. Tutto questo, nonostante le prime richieste per il
riconoscimento risalgano agli anni ‘90. Possono ricevere la quota IRPEF solo le
confessioni che, previa apposita richiesta approvata dal Parlamento, hanno
firmato un accordo con lo Stato.
Come si finanziano intanto alcune Moschee? La
via più semplice è la richiesta del 5 per mille, la quota dei
contribuenti per il no-profit, c’è l’invito alla zakat (la carità). Questa è la formula che
ha adottato la Moschea di Centocelle (ROMA).
Però, la minaccia resta, infatti, Yusuf
al-Qaradawi, teologo di riferimento dei Fratelli musulmani residente in Qatar,
ha affermato: «L’islam ritornerà in Europa come conquistatore e vincitore, dopo
esserne stato espulso – prima a Sud, dall’Andalusia (Spagna 1492) e una seconda
volta da Oriente, quando ha bussato molte volte alle porte di Atene. […]
Ritengo che la conquista questa volta non sarà con la spada, ma attraverso la
predicazione e l’ideologia».
L’unica arma che ha
l’Italia per poter monitorare cosa succede, è di istituire l’8xmille anche per le moschee.
A parlarne
è stato D’Alema intervistato da 'Radio Anch'io' su
Radio Raiuno. Secondo l’ex ministro degli Esteri “dovremmo fare una riflessione,
chiedendoci quale politica di convivenza stiamo facendo” perché, nella
situazione attuale, queste persone “vivono come comunità separate dall'Europa e
restano legate ai Paesi di origine”.
"Vorrei
che queste persone si sentissero a tutti gli effetti cittadini italiani” - “Preferirei potessero costruire le
loro moschee come si costruiscono le chiese, cioè con il denaro pubblico. In
Italia, per la chiesa cattolica, esiste
l'otto per mille ma c'è un milione e mezzo di musulmani che non sono
riconosciuti e con i quali non abbiamo un'intesa”. “L'Islam europeo potrebbe
essere più aperto e moderno, rispetto a quello fondamentalista che viene da
certi paesi. Se il centro islamico lo costruisce l'Arabia Saudita - conclude
D'Alema - il predicatore salafita lo mandano loro".
Noi
– ha ricordato Alfano replicando a D’Alema – in questo momento siamo ad un
livello di collaborazione diverso: per ora stiamo lavorando con la Consulta
islamica, la comunità islamica deve prendere e ha preso delle posizioni».
Ma, chi ha diritto a percepire
questo congruo assegno annuale? Le confessioni sono ammesse solo se firmano uno
specifico concordato con lo Stato, ratificato poi dal nostro Parlamento.
Prima,
c’era la congrua, che, garantiva al clero cattolico italiano, i loro stipendi.
Tutto questo fino a pochi decenni fa. Nel 1985 si cancellarono
definitivamente “congrua” e “benefici”. Bettino Craxi firma con il segretario
di Stato vaticano Agostino Casaroli, un accordo che diventa legge il 25 marzo
dell’85. Con una norma – la n. 222 del 20 maggio - si indicano due modalità di
finanziamento per la chiesa cattolica: con libere offerte dei contribuenti, che
posso dedurre la somma dal proprio reddito complessivo e, a partire dall’anno finanziario 1990, con una quota pari all’otto per mille
dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Il
“nuovo” Concordato era un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa
cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato
alle altre religioni.
Come si può vedere, nell’elenco ci sono, oltre
alla Chiesa Cattolica, anche altre confessioni, tra cui anche l’Unione Comunità
Ebraiche Italiane e altre denominazioni sia protestanti che buddiste.
Al 2014 i destinatari sono:
- Stato,
- Chiesa cattolica,
- Unione Chiese cristiane avventiste del 7°
giorno,
- Assemblee di Dio in Italia,
- Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi,
- Chiesa Evangelica Luterana in Italia,
- Unione Comunità Ebraiche Italiane,
- Unione Buddhista,
- Unione Induista,
- Chiesa apostolica,
- Sacra diocesi ortodossa d’Italia,
- Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.
Ma cosa succederà in Italia se, anche i
musulmani diventeranno beneficiari di questi soldi? Lo abbiamo chiesto a vari
esponenti del mondo religioso, politico e intellettuale:
Hamza Roberto Piccardi Certamente ma essa no. Può prescindere da
un'intesa ex art. 8 della Costituzione o una legge ad hoc.
Ariel Toaf
Sono contrario sia alla proposta di Salvini di vietare la costruzione di
moschee a Milano che a quella di D'Alema di devolvere l'otto per mille alle
moschee. Le considero entrambe populiste e asservite a interessi politici
particolari e contingenti.
Alessandra Colla Al di là della possibilità o meno di un “Islam
europeo” (su cui non mi pronuncio), impedire la costruzione delle moschee in
Italia rappresenta una violazione dell’art. 19 della Costituzione: riconoscere
il diritto al culto dei musulmani in Italia non è una concessione al terrorismo
ma l’applicazione di una norma prevista dal nostro ordinamento. Del resto non
siamo più uno Stato sovrano, e facciamo quello che ci vien detto di fare: ma
l’islamofobia non fa certamente il nostro gioco.
Foad Aodi Il presidente delle comunità del mondo arabo in
Italia (Co-mai) é focal point per l'integrazione e dialogo tra le civiltà
dellOnu-Unaoc prof.Foad Aodi accoglie molto positavemente la proposta del
presidente D'Alema se viene analizzata nel merito; 1)Tutte le religioni in
Italia devono avere lo stesso rispetto e le considerazioni dalle istituzioni 2)
va risolto il mancato accordo per la libertà religiosa tra l'Italia e le
associazioni musulmani 3) le comunità musulmane devono essere più uniti e non
dividersi perché indebolisce l'islam italiano 4) serve più coinvolgimento delle
comunità ed associazioni religiose musulmane per garantire più conoscenza e per
combattere i pregiudizi e le fobie per questo ben vengono forme di
finanziamento italiani e con trasparenza per evitare strumentalizzazioni
politiche e fobie e pregiudizi contro l'islam ed i musulmani. 5) bisogna
considerare che il 75 per cento dei musulmani in Italia sono laici che devono
essere più considerate e coinvolte anche nella consulta islamica del Viminale.
Ringraziamo il presidente D'Alema per il suo coraggio ad affrontare tematiche
così scottanti per l'interesse comune e per la tutela della sicurezza in Italia
.
Touhami
Garnaoui La percentuale di mussulmani nelle varie nazioni europee è molto
variabile, ma ovunque in costante aumento rispetto alla popolazione totale
dell’intera Europa, la percentuale di popolazione mussulmana è, nel 2014, del
7,6%. Se si considera solo l’Europa Occidentale, questa percentuale è di circa
il 6%. In Italia la percentuale è del 2,7 % con 1, 6 milioni di residenti
mussulmani. Percentuali superiori si trovano in Francia (9%), Germania (5,9%),
Austria (6,2), Olanda (6.2%), Belgio (5,8%), Grecia (5,5%), Svizzera (5%), Gran
Bretagna (4,7%), Danimarca 230mila (4,1%), Norvegia 150mila (3%), Spagna 1,07
milioni (2,3%). A rappresentare la vasta comunità islamica in Italia è la
Consulta per l'islam italiano, nata con il ministro Giuseppe Pisanu (governo
Berlusconi), proseguita con Giuliano Amato (governo Prodi) e poi diventata
Comitato per l'Islam italiano con Roberto Maroni (governo Berlusconi). Un anno
fa il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha presieduto al Viminale un
incontro con i rappresentanti di varie comunità e associazioni islamiche,
praticamente una nuova Consulta. Al suo interno, resta il vicepresidente del
Coreis (Comunità religiosa islamica) Yahya Pallavicini ma entrano il segretario
generale della Moschea di Roma Abdellah Redouane, i rappresentanti delle
moschee di Napoli e Palermo, tre donne velate, e sette membri dell'Ucoii
(Unione delle Comunità e Organizzazioni islamiche in Italia), un'associazione
direttamente collegata ai Fratelli musulmani, contrari alla «Carta dei valori
della cittadinanza e dell'integrazione», che rappresenta praticamente una
sintesi dei principi della nostra Costituzione: laicità, libertà religiosa,
eguaglianza tra uomo e donna. Nella nuova Consulta non c'è nemmeno uno sciita.
L’ex premier, Massimo D’Alema rilancia l'idea di combattere il radicalismo
costruendo luoghi di culto con soldi pubblici "perché se il centro
islamico lo costruisce l’Arabia Saudita il predicatore salafita lo mandano
loro". Se il motivo è quello di combattere l’influenza saudita sui mussulmani
d’Italia, e se questa influenza si traduce in radicalismo wahhabita, da
combattere giustamente, credo che prima di pensare a destinare dei fondi
pubblici alla costruzione di moschee “come si costruiscono le chiese”, perché i
mussulmani si sentano “a tutti gli effetti cittadini italiani”, ci sarebbero
dei modi migliori per impiegare i fondi pubblici 1. Utilizzarli per la lotta
contro il wahabismo in generale e contro i Fratelli mussulmani e le monarchie
arabe più in particolare; 2. Incoraggiare i mussulmani democratici in Italia,
attraverso il finanziamento di alcune loro pubblicazioni, l’organizzazione di
incontri, dibattiti e conferenze, la creazione di fondazioni di interesse
culturale comune. E’ soltanto, in un secondo momento, quando lo permetterà uno
scenario politico e geostrategico favorevole alla pace globale, che si potrà
contribuire con l’otto per mille alla costruzione di luoghi di culto.
Aggiungerei alla costruzione di luoghi di qualsiasi culto.
Daniele Scalea In uno Stato non confessionale la parità di trattamento tra religioni
è cosa dovuta. Va da sé che però che i musulmani devono darsi una struttura in
grado di farne da referente per lo Stato. In questo modo lo Stato avrebbe anche
una maggiore capacità di vigilare sul fatto che la predicazione in ambito
musulmano non si oriente verso pericolosi estremismi.
Federico Milani La dichiarazione dell'Onorevole D'Alema appare frutto di una visione
molto superficiale della questione, in primo luogo per un'evidente e voluta
esclusione del principio di reciprocità, in quanto in nessun paese a
maggioranza islamica i governi concedono fondi pubblici a realtà religiose di
minoranza per le loro esigenze di culto; in secondo luogo perchè quand'anche si
volesse prendere seriamente in esame un'ipotesi quale quella in argomento, non
esisterebbe un interlocutore islamico unico o, al limite, duplice, con cui
confrontarsi, ma ci si troverebbe di fronte ad un numero enorme di
rappresentanti di denominazioni islamiche diverse fra loro per storia e
posizioni, con il concreto rischio che la concessione di fondi pubblici ad
alcuni, piuttosto che ad altri, inneschi, nel migliore dei casi, sia diatribe,
contrasti, e rivendicazioni tra le diverse comunità islamiche (di diverso
orientamento teologico) tra loro, sia polemiche e tensioni da parte delle
stesse nei confronti dello Stato italiano, una situazione che non credo sia
assolutamente auspicabile vista la situazione generale che già attualmente
stiamo vivendo in Europa ed in Italia.
Alfio Riccardo Krancic Certo. Ho sentito dire che la mossa di D'Alema
con questa iniziativa cerca di bloccare i finanziamenti dall'Arabia Saudita.
Praticamente e' come se uno per evitare di essere ucciso si suicidasse…
Ruggero Marino Non sono assolutamente d'accordo. Non c'è un minimo di
reciprocità. L'ho spiegato, non c'è reciprocità. Loro non ci consentono di fare
chiese da loro e detestano (certamente non tutti) il nostro modo di vivere
Claudio Moffa Non ho letto la proposta di D'Alema. Mi pare ovvio che
il diritto riconosciuto anche ad altre minoranze religiose sia garantito. Il
problema è anche però essere fermi su un principio che peraltro ormai sta prevalendo
in tutta Europa , e cioè che l'invasione di fatto dei paesi europei da parte di
centinaia di migliaia di immigrati va bloccata, nei paesi d'origine dei flussi
opponendosi ai finti ribelli che provocano caoas e difendendo i governi
legittimi - vedi Assad in Siria, e anzi avviando politiche di cooperazione nei
paesi ij crisi, e in Europa chiudendo le frontiere alla massa di migranti per
motivi altri che le persecuzioni politiche, e rimpatriando i vclandestini.
Rimpatrio umano, ma rimpatrio
Luigi
de Salvia Come per
le altre istituzioni religiose è necessario procedere prima all'Intesa con lo
Stato. Sarei cauto verso scorciatoie dettate da motivazioni
"politiche" discutibili.
Don Floriano Abrahamowicz Come Cruscov disse: ... E l' occidente pagherà
la sua propria corda di impiccagione...; così sembra che D'Alema - visto che
Putin vuole aiutarci e non impiccarci- vuole pagarla all'Islam.
Evaldo Cavallaro Perché no? O a tutte le confessioni religiose
riconosciute (anche i Dianetici si propongono come religione, anche il
paganesimo lo è, anche quello ateo è comunque un "credo") o a
nessuna; quindi neanche alla Chiesa Cattolica!
Carlo Gambescia In
una società aperta l’ “offerta” dovrebbe
essere libera ( Io decido, Io vado in banca eccetera,
eccetera) e non passare per
un atto redistributivo come
quello rappresentato da Sua Maestà la
Denuncia dei Redditi, che si fonda sul
noi (Noi Stato, diamo a questo, diamo
a quello, eccetera, eccetera). Roba da welfare della fede…
D’Alema, da
bravo statalista, continua a
credere nel ruolo etico-redistributivo dello stato, che invece ha effetti devastanti, come provato, sulle
questioni economiche. Figurarsi
quindi su quelle
di fede…
Questo sul lato teorico-pratico, sul lato
strettamente pratico, le
burocrazie statali hanno già
dimostrato di non essere in grado
di svolgere alcun ruolo nell’ambito specifico: come è noto le contribuzioni
sono girate alle associazioni religiose o meno
con enorme ritardo.
Insomma,
una proposta sbagliata e
inutile.
Franco Damiani Niente di strano da parte di un comunista. Sarà contento Giuliano
Ferrara che poco tempo fa lo aveva proposto come prossimo premier. Scommetto
che Bergoglio, Zuppi (arcisvescovo di Bologna) e Moraglia ("patriarca"
di Venezia) saranno d'accordo!
Fabio Sabbatani Schiuma, La proposta di D'Alema speravo
fosse un pesce d'aprile, seppur di pessimo gusto. La devono far finita di
alimentare questo razzismo contro gli italiani, specialmente contro quelli in
difficoltà, che si vedono sistematicamente sorpassati da questo buonismo
straccione. Fabio Sabbatani Schiuma, componente del coordinamento romano di Noi
con Salvini e segretario nazionale del movimento Riva Destra
Giovanni Fasanella Condivido la proposta di D'Alema. In
passato ho devoluto per tre anni di seguito il mio 8 per mille alla comunità
ebraica, quando Ariel Sharon ebbe il coraggio di aprire ai palestinesi
schierandosi contro i coloni israeliani. Oggi sarei ben lieto di devolverlo a
una comunità islamica moderata e pacifista.
Giorgio Prinzi In linea di principio tutte le
confessioni riconosciute e registrate secondo doveri e diritti nel confronti
dello Stato e della Società in cui operano, dovrebbero avere parità di
trattamento, nello specifico fiscale e tributario. Questo in condizione di
normalità giuridica, di contesto sociale,
di ordine pubblico e di sicurezza.
In
questa fase contingente ci troviamo purtroppo in un contesto emergenziale in
cui frange estremiste, tuttavia non contrastate e condannate adeguatamente
nell’ambito della loro comunità religiosa, anzi spesso incitate da leader
religiosi radicali, pongono un problema di contenimento e di contrasto, persino
di sicurezza e di prevenzione nell’ottica di forme di aggressiva
prevaricazione, con risvolti di terrorismo riconducibile ad ideologia
religiosa. In questo frangente provvedimenti logici e scontati in situazione di
normalità potrebbero venire considerati cedimenti e di fatto accrescere
l’aggressività delle frange radicali, per questo ritengo opportuno in questo
delicato momento, almeno sino ad un totale ritorno ad uno status di reciproca
tolleranza, non dare segnali che potrebbero apparire di debolezza, una
parificazione intesa come primo passo verso l’islamizzazione forzata.
Il mio
punto di vista è che è molto meglio fare resistenza con provvedimenti amministrativi
non definitivi, quali condizioni di trattamento non egualitario, piuttosto che
ricorrere a provvedimenti di polizia, peggio di repressione con il rischio di
spiralizzazione.
In
altri termini, quello che oggi appare inopportuno per fini contingenti, domani
potrebbe divenire ovvio qualora l’islam nella sua totalità, almeno nella sua
maggioranza quasi unanime, abbandonasse atteggiamenti aggressivi, prevaricanti,
persino violenti e, osservante dei doveri al pari delle altre comunità, si
rendesse in questo modo soggetto accreditato in tutto e per tutto di pari
diritti.
Giovanni
Petrosillo L'otto per mille
andrebbe abolito. Sono per il ritorno alla congrua col quale stipendiare il solo
clero della Chiesa romana come avveniva in passato. Questo sarebbe più coerente
in un paese a maggioranza cattolica. Se non si può fare ciò allora il diritto
di accedere a tali contributi dovrebbe essere esteso ad ogni fede. Perché alla
Chiesa evangelica Luterana sì e ai figli di Maometto no? E perché no a quella
di Satana? Oppure, perchè non allargare alle Chiese laiche tipo quella marxista
o quella liberista. E le parrocchiette politicamente corrette o quelle
politicamente corrotte? E le comitive ascetiche tipo quelle vegane,
ambientalistiche, dirittoumanistiche, nongovernativistiche vogliamo lasciarle
fuori fuori? Sono tutti religioni più o meno. Ecco aggiungerei pure i radicali,
seguaci del mistico Pannella, ormai più bianco del Papa. Generalmente, sarei
per schiacciare qualsiasi minoranza rumorosa, ma se si apre ad una di queste
poi bisogna aprire a tutte. Ha ragione "D'Ulema", ex leader del PD
(Partito di Dio).
Riccardo Lucarelli La dichiarazione di D’Alema è da
respingere, anche perché porterebbe all'approvazione frettolosa della bozza
d'intesa Stato italiano/comunità islamica in automazione verso una società in
contrasto alla nostra: qui non si tratta di libertà di culto, ma di nostro
diritto all’autodifesa e di prendere le distanze da quella “NEFASTA ALLEANZA
TRA I NEMICI EUROPEI DEL LIBERALISMO E I REAZIONIARI DEL MONDO ISLAMICO” cit
A.Panebianco. . In Italia, per fortuna, le moschee sono pochissime, si tratta
di sale di preghiera di cui i musulmani fruiscono senza problemi. La moschea,
invece, non è un semplice luogo di culto e di preghiera: vi si trova,
normalmente, oltre ad una scuola islamica, un tribunale coranico che tratta
anche questioni non di fede. Tutta l’azione politica dell’Islam parte dalla
moschea ed ogni nuova moschea è percepita come “cedimento” del territorio che
la ospita. Infatti, secondo il diritto musulmano il territorio dove sorge
acquisisce extraterritorialità facendosi islamico per sempre. . Accecati da
pericoloso buonismo “politically-correct” ci siamo distratti e reso possibile
che stranieri in casa nostra non rispettassero le “Nostre” regole-
l’uguaglianza giuridica fra gli individui a prescindere da sesso, religione o
altro e il principio della libertà individuale - e illusi che non esistesse la
regola della taqiyya, che è alla base della propaganda musulmana presente oggi
in Occidente, a partire dall’affermazione secondo cui l’Islam promuoverebbe
l’uguaglianza dei diritti per le donne. In queste condizioni, quindi, è saggio
“sbagliare” per eccesso di prudenza.
Adriano Tilgher Non capisco
perchè dobbiamo essere obbligati a dare l'otto per mille alle chiese: ognuno
dovrebbe pagare a chi vuole e soprattutto se vuole ma privatamente. Siccome
siamo costretti a dare sostegno ad alcuni riti religiosi, non capisco perchè
altri dovrebbero essere esclusi. Siamo una ben strana nazione che concede
diritti a minoranze basate su devianze sessuali e rifiuta diritti a comunità
reali in crescita.
giovanna@giovannacanzano.it
338.3275925
Giovanna Canzano - ©
- 2016
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